ASSENZA SPARSA DI E CON LUCA OLDANI
Descrizione
Corridoio. Si aspetta, si fuma, si pensa. Le cose vanno insieme, d’altronde. Sempre. Nell'altra stanza, dove ogni tanto entreremo – senza bussare, senza essere discreti, come se non fossimo dentro a un contesto – , in quella stanza c'è il dolore. È fermo. Non parla. Vuole risposte.
Nell’altra stanza c'è un ragazzo. 27 anni. È in coma. Un amico. Hanno dato per certa la morte celebrale; le macchine lo stanno mantenendo in vita. In quella stanza. Si attende. Si cercano risposte.
E intanto, in questa impotente attesa, il dolore vuole essere chiamato per nome, vuole farsi prendere in giro, vuole farci scappare. Che poi, il dolore, non ci passa dal corridoio; sta solo in quella stanza, che poi è un reparto. E... curioso: questo reparto si chiama Rianimazione. Forse vuole essere rianimato, il dolore. E come si fa? Non sappiamo niente: se ce ne andremo, quanto dobbiamo rimanere, perché dobbiamo rimanere, niente. Anche se parli, se scherzi, se dici tutto quello che non sei riuscito a dire prima a chi sta di là, in coma, non si può sapere se lui (un amico, dannazione) riesca a sentire, possa sentire.
Assenza Sparsa è una non-storia, una non-storia fatta di tentativi comici, grotteschi, assurdi, a volte concretamente ingenui, dubbiosi, disperati, di reagire al dolore, di provare a starci dentro, mentre intorno a chi c’è e aspetta in sala d’attesa si sparge intanto un po’ di assenza. L’assenza di chi sembra dormire ma non dorme, di chi sembra morto ma è vivo, di chi vive come un morto. Un’assenza così insomma, un po’ imprecisa, raffazzonata. Perché tutti sappiamo che cos'è la vita con le sue varie forme, tutti sappiamo cos’è la morte con le sue varie forme. Ma quando non è vita e non è nemmeno morte, cos'è? Come si ascolta quel bordone misterioso e inimmaginabile che suona nei corridoi di Rianimazione che qualcuno chiama coma? Come l'affronti?
Tutto aleggia. Si sparge. E tutto sembra però richiedere anche così tanta presenza. Così tanta vitalità.
Contributo medico
Lo spettacolo viaggia su due binari paralleli. Il primo binario è emotivo, personale, ossia la storia, tratta da un fatto di cronaca che ci ha toccato in prima persona, di un'amicizia sconvolta da una tragedia, dal coma, dalla morte. Tutto troppo in fretta, tutto troppo incomprensibile. Il secondo binario è medico-scientifico. Come il parente del malato in sala d’attesa, siamo andati a dialogare coi medici, con chi lavora in Rianimazione e abbiamo raccolto le loro voci lucide, disincantate e umane e le loro riflessioni su tematiche come il coma, il sonno, la morte, la percezione del dolore. Sono tre medici: il dottor Malacarne (Primario del reparto di Rianimazione dell'ospedale di Pisa), il dottor Faraguna (Neurologo dell'Università di Pisa), il dottor Tani (Medico di un centro per comatosi e pazienti affetti da disabilità celebrali di Sarzana).
Sviluppi
Assenza sparsa ha debuttato in una forma iniziale di studio curato interamente da Luca Oldani, autore e attore. Nucleo di questa fase è stata la ricerca di una modalità “sparsa” che raccontasse il dolore dell’attesa e dell’impotenza: assenza di personaggio, di trama, di consequenzialità dell'azione.
La seconda fase di processo ha preso avvio con l’entrata in gioco di Jacopo Bottani come dramaturg ed è coincisa con la selezione a Degenze Artistiche 2019, progetto sperimentale promosso dalla Fondazione Policlinico Sant’Orsola ONLUS di Bologna sull’inserimento dei linguaggi artistici nei reparti ospedalieri per vagliarne l’efficacia nel miglioramento della qualità di vita di chi frequenta l’ospedale. La compagnia è risieduta per due settimane presso il Policlinico, dormendo in ospedale e frequentando il reparto di Rianimazione e ha ripreso in mano il progetto, rilavorandolo da zero nella doppia direzione di migliorarne la fruibilità da parte del pubblico e di arricchire il materiale scenico preesistente con gli spunti e l’esperienza umana trovata fra le mura dell’ospedale.
A dicembre 2019 Assenza sparsa vince il premio InTransito 2019, con la seguente menzione: «Per la capacità di trattare un argomento ostico scommettendo in modo innovativo su registri dal grottesco al poetico, senza rinunciare alla profondità del tema, e per la qualità e la consapevolezza dell’interprete»