50 - Santarcangelo Festival - Cineclub Arsenale APS

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50 - SANTARCANGELO FESTIVAL

di Michele Mellara, Alessandro Rossi

Durata: 76'
Luogo, Anno: Italia, 2020
Cast: Roberto Bacci, Antonio Attisani, Ermanna Montanari


Sinossi

È il 1970 quando il sindaco Romeo Donati, lungimirante amministratore, coinvolge il regista Piero Patino perché organizzi nel piccolo comune di Santarcangelo di Romagna (quando ancora non esisteva la provincia della vicina Rimini), a una manciata di chilometri dalla riviera, un "Festival di teatro di piazza" che nella sua dicitura riporti anche l'aggettivo "internazionale". È un incontro di sensibilità politiche, in un'era caratterizzata dalla supremazia del PCI in ambito culturale. Il festival si apre così dall'anno successivo al mondo e porta sulle colline romagnole, anzi proprio tra le strade e le piazze della cittadina, le esperienze più d'avanguardia e sperimentali.


Critica

Cinquant'anni dopo, nell'edizione della pandemia, Roberto Naccari, già direttore organizzativo del festival, invita Mellara e Rossi (God Save the Green, Vivere, che rischio), documentaristi di area bolognese e habituées del festival, a tracciare un consuntivo di quest'esperienza unica, mettendo a loro disposizione gli archivi video della manifestazione.  L'impresa è temibile, per la natura della forma teatrale, unica e non replicabile, per i noti effetti di inafferrabilità e distanza spettatoriale dal teatro al cinema, per quel paradosso per cui l'arte performativa più fisica è al tempo stesso la più difficile da filmare e comunque massimamente effimera.  Il risultato è qualcosa di molto lontano da una sintesi apologetica e di più vicino a un asciutto florilegio di forme molto differenti, che inevitabilmente porta a un confronto implacabile con i cambiamenti culturali nel Paese e il presente e a una riflessione su quel quid che l'esperienza del teatro risveglia e lascia in chi lo vive. Vengono interpellati i direttori delle diverse fasi (dopo Patino, nell'ordine, Roberto Bacci, Antonio Attisani, Ferruccio Merisi, Leo De Berardinis, Silvio Castiglioni e Massimo Marino, Olivier Bouin, Chiara Guidi, Enrico Casagrande, Ermanno Montanari, Silvia Bottiroli, fino a Eva Neklyaeva con Lisa Gilardino e ai Motus, direttori dell'edizione 50, rinviata al 2021) e la pertinenza degli interventi dimostra la competenza e la ricerca di senso degli autori, alle prese con materiali (e formati) molto eterogenei, integrati da contributi di Teche Rai, Home Movies e Cineteca di Bologna.  A questa "Woodstock del teatro" (Bacci) d'innegabile ricchezza documentale e levità di tocco, hanno partecipato tanti e tali rappresentanti delle scene al punto che è difficile anche elencarle in questa sede: solo per citarne alcuni, Leo De Bernardinis, diversi esponenti del "Terzo teatro" scaturiti dal manifesto di Eugenio Barba, come il Living Theatre, il Teatro delle Albe di Ermanno Montanari e Marco Martinelli, il Teatro dell'Elfo, Dario Fo e Franca Rame, Elio De Capitani, Claudio Morganti (già "predicatore" del film di Mellara e Rossi del 2002 Fortezza Bastiani), il Teatro dei pupi di Mimmo Cuticchio, Jerzy Grotowski, i Magazzini Criminali, i Teatri Uniti nel frammento Appunti da Santarcangelo di Mario Martone (con Toni Servillo, Iaia Forte, Andrea Renzi, Enzo Moscato).  Linguaggi compositi, dalla danza alla performance, fino al video e alla VR, condensati in lampi di spettacoli. Ma con in comune l'utopia di una libertà nella condivisione, e di un "esserci" per affermare uno spazio politico, un presidio di diversità, un'occasione di crisi, nel più fecondo dei suoi significati. Appropriatissimi i versi riportati di Bello mondo di Mariangela Gualtieri, fondatrice negli anni Ottanta con Cesare Ronconi del Teatro Valdoca e tra i protagonisti di questa grande festa partecipata della cultura: "ringraziare desidero / per tutti quelli che sono piccoli, limpidi e liberi / per l'antica arte del teatro / quando ancora raduna i vivi e li nutre".

Raffaella Giancristofaro, MyMovies