A Good American - Cineclub Arsenale APS

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A GOOD AMERICAN

di Friedrich Moser

Durata: 100'
Luogo, Anno: Australia, 2017
Cast: William Binney, Thomas Drake, Edward Loomis, Jesselyn Radack, Diane Roark


Sinossi

Bill Binney, critto-matematico, decodificatore, analista dell'intelligence è stato Direttore Tecnico della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti, dove ha lavorato per più di 30 anni. Dopo la fine della Guerra Fredda, insieme a un piccolo team all'interno della NSA, inizia a sviluppare un rivoluzionario programma di sorveglianza in grado di captare qualsiasi segnale elettronico sulla terra, filtrarlo e fornire risultati in tempo reale, tutto questo senza invadere la privacy. Un programma perfetto – a parte per un dettaglio: troppo economico. Per questo motivo i vertici della NSA, bramosi di dollari, lo scaricano – tre settimane prima dell'11 settembre. Il 31 ottobre 2001 Binney diede le dimissioni, dopo aver scoperto che elementi del suo programma di monitoraggio dati (ThinThread) erano stati usati per spiare la popolazione americana.


Critica

Nella figura di Binney, ha trovato molto più di una risposta: ha trovato l'incarnazione del dilemma morale che desiderava esplorare; da qui il titolo del film. Perché poi, alla NSA, sono tornati sui loro passi e hanno ripreso il software progettato da Binney e colleghi, depurandolo però dei filtri che impedivano di raccogliere i dati degli individui non sospetti e delle cifrature che, in condizioni normali, garantivano l'anonimato. La lotta al terrorismo, insomma, non è così prioritaria, mentre lo è, eccome, il controllo globale a fini politici ed economici, con tutti i rischi che comporta. 
Se dal punto di vista visivo e concettuale,  A good american non va oltre la formula del reportage, l'importanza dei suoi contenuti è tale che giustificherebbe qualsiasi mezzo, anche più rozzo e ripetitivo; inoltre il thriller è la materia di cui è fatto questo racconto, tanto reale quanto inquietante. Come se non bastasse, l'uscita pubblica di Moser e Binney, per mezzo di questo film, contribuisce niente meno che all'incolumità del secondo, che, prima di parlare apertamente e di farsi conoscere, è apparsa chiaramente minacciata. 
Il punto del lavoro di Moser non è la tecnologia ma, in un certo senso, il patriottismo, quello sano. Il suo ritratto di Bill Binney è quello di un uomo che ha lavorato per trent'anni per proteggere il suo paese e la sua costituzione e si è sentito tradito nei suoi valori più profondi, dalla democrazia alla libertà all'etica del lavoro. Capace come pochi altri di leggere letteralmente tra le righe, Binney sa meglio di tutti che il nostro essere bersaglio di una quantità mai così ingente di informazioni non ci protegge affatto dal pericolo di essere ignominiosamente ingannati attraverso di esse. L'apparenza è trasparente, ma il fondale è più torbido che mai.

Marianna Cappi, Mymovies.it