Aprile - Cineclub Arsenale APS

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APRILE

di Nanni Moretti

Durata: 78'
Luogo, Anno: Italia, 1998
Cast: Nanni Moretti, Silvio Orlando Silvia Nono, Corrado Stajano, Angelo Barbagallo, Daniele Luchetti


Sinossi

Aprile, film scritto, diretto e interpretato da Nanni Moretti, racconta un'Italia alle prese con un nuovo modo di fare politica. Siamo nel 1994 e Silvio Berlusconi, imprenditore proprietario delle reti televisive Mediaset, è appena stato eletto presidente del governo italiano. Quando Nanni Moretti apprende la notizia al Tg4, proprio da Emilio Fede, resta profondamente sconvolto dalla vittoria della destra così schiacciante. Così decide di girare un documentario sul politico milanese, focalizzando l'attenzione sul conflitto di interessi. Il film non va in porto e il regista comincia a pensare all'idea di mettere in scena un musical. Passano due anni e l'Italia si trova di nuovo di fronte alle urne con le elezioni anticipate. È allora che Moretti, ancora indeciso sul da farsi, pensa a rimettere mano al progetto del documentario su Berlusconi. E così fa. Nel frattempo Silvia Nono gli dice di aspettare un bambino, rendendo la vita del regista ancora più piena. L'uomo infatti passerà moltissimo tempo con suo figlio, senza trascurare il progetto a cui sta lavorando dopo tanto tempo. Per lui, però, non è affatto un periodo facile, sia a casa che sul lavoro, dove trova parecchie difficoltà. Intanto il voto si avvicina…riuscirà Moretti a realizzare il documentario?


Critica

E allora parliamo di Aprile. Film dolce, intimo, ‘politico’ ma non perché parla di Berlusconi e D’Alema (ogni volta ci stupiamo di come tutta la sinistra – tutta – riesca a farsi prendere così in giro da Moretti…) ma perché mette in gioco le pulsioni reali della vita. “Politica è fare una per una e tutte tuttele cose pensate” diceva un vecchio intellettuale di sinistra un tempo, e Nanni, magnificamente le fa. Sbagliando, anche. E rendendosene conto. Fare un documentario sull’Italia, il dovere dell’intelligenza. Fare un musical, il piacere del corpo. E, in mezzo, fare (e crescere) un figlio, cioè la vita.

In Moretti, la ragione dello “sguardo morale” prevale sempre, anche nei momenti di più “acuto morettismo”, quel narcisismo ostentato, quel voler essere sempre, a tutti i costi, al centro della scena e dell’attenzione. Nanni non fa nulla per essere ‘simpatico’ (e magari fa molto per risultare, al contrario, antipatico), ma questa non è una strategia,bensì la sua straordinaria sincerità di cineasta. Moretti è il suo cinema, i suoi film. E, in questo mondo di celluloide che ricompone, egli osserva il reale sempre attraverso il filtro etico che non è mai superficiale né ambiguo. Può infastidire che distrugga criticamente (?) film importanti e straordinari come Henry, pioggia di sangue, Heat e – soprattutto – Strange Days. Ma questo, a lui, è permesso. Perché intanto non è un critico, bensì uno spettatore. E poi perché la sua sincerità di sguardo risiede proprio in questo suo essere davvero spettatore, consumatore ‘comune’. L’uso che fa della canzone ‘popolare’ italiana in tutto il suo cinema è esemplare in tal senso. Non usa, strumentalmente, per darsi il marchio di ‘sinistra’, gli Almamegretta o i 99 Posse. No, Nanni non abusa mai delle cose che mostra, nette in scena. Egli preferisce ‘suonare’ Bruno Lauzi, Loredana Berté, Jovanotti. E lo fa con una forza evocativa davvero unica.

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