Assassinio sul Nilo - Cineclub Arsenale APS

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ASSASSINIO SUL NILO

di Kenneth Branagh

Durata: 127'
Luogo, Anno: USA, 2022
Cast: Kenneth Branagh, Tom Bateman, Annette Bening


Sinossi

L'investigatore Hercule Poirot viene invitato dall'amico Bouc a partecipare alla crociera lungo il Nilo organizzata da una coppia di neosposi, l'ereditiera Linnet Ridgeway e il suo sposo Simon Doyle, conosciuto a Londra poco tempo prima e soffiato alla migliore amica Jacqueline de Bellefort. Al viaggio partecipano anche la zia di Linnet e la sua infermiera; il cugino della donna e gestore delle sue finanze; la cameriera francese; una cantante blues e la nipote manager; la madre di Bouc e la stessa Jacqueline, che perseguita i due sposini e medita vendetta. Quando Linnet viene trovata uccisa, sul battello si apre l'indagine di Poirot: chi ha ucciso la bellissima ereditiera, dal momento che tutti sembravano avere un movente per farlo?


Critica

Quando ho visto Assassinio sull'Orient Express, il primo dei film diretti e interpretati da Kenneth Branagh nei panni del leggendario Hercule Poirot, ho pensato quasi esclusivamente ai baffi di quel personaggio.

Ora: va bene che il cinema, prima di Branagh, ci aveva abituato male, tradendo in praticamente ogni adattamento le indicazioni date da Agatha Christie sui baffi di Poirot, più volte descritti come "giganteschi", "immensi" e "straordinari", e che proprio in quel romanzo lì, in "Assassinio sull'Orient Express", parla di Poirot come di "un piccolo uomo con degli enormi baffi", ma io baffi come quelli lì non li avevo mai visti. Grandi, enormi, certo, ma strani, stranissimi, tanto che in molte scene, quando Poirot è visto di profilo, pare che parte di quei baffi, la parte che crea una seconda punta arricciata, cresca, o sia disegnata, sulla guancia.

Immaginerete quindi la mia sorpresa quando, in un prologo in bianco e nero ambientato all'epoca della Grande Guerra, in Assassinio sul Nilo si racconta la origin story, per dirla in gergo contemporaneo, di quei baffi. E, assieme alla genesi dei baffi, si parla di Katherine, l'unica donna mai amata da Poirot, alla quale si fa un sottile riferimento anche nel film precedente. Il perché di questo prologo è piuttosto chiaro, o comunque lo diventa man mano che il film procede.

E se la questione dei baffi - che in Assassinio sul Nilo variano rispetto all'Orient Express, che sono meno enormi, ma più arditi, con una doppia arricciatura ben evidente da ogni lato - può sembrare solo una curiosità (salvo poi assumere una valenza nuova nel finale), è chiaro che l'enfasi sul rapporto di Poirot con Katherine sta lì per annunciare allo spettatore che tutto il film che sta per vedere si basa più sui sentimenti che non su una tradizionale vicenda gialla.

Intendiamoci: il giallo c'è eccome. C'è l'assassinio (più assassinii) e ci sono gli assassini, e Poirot fa funzionare le sue piccole cellule grigie e tutto il resto, e smaschera tutto e tutti. Però. Però, se tutto sommato il precedente Assassinio sull'Orient Express si era tenuto mediamente fedele al testo della Christie, qui Branagh e il suo sceneggiatore (che è, ancora una volta, Michael Green), tradiscono molto di più.

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