Critica
Quello di Agatha Christie è un treno da cui i lettori non scendono mai. A 41 anni dalla morte la scrittrice di Assassinio sull’Orient Express è ancora la più venduta al mondo. Con i suoi 66 romanzi, 14 racconti e la sua pièce Trappola per topi, lo spettacolo in scena da più tempo nella storia del teatro, l'autrice inglese ha conquistato un pubblico di lettori straordinario: un miliardo di copie sono state vendute in lingua inglese e altrettante nelle più diverse traduzioni. Il suo giallo del 1934 Assassinio sull'Orient Express, nell'adattamento che ne ha fatto il regista britannico Kenneth Branagh. "La gente ha realizzato finalmente che la sua scrittura è molto più densa, complessa e profonda di quanto pensassero - dice Branagh, che nel film interpreta Hercule Poirot - Perché affronta l'omicidio, lavora sulle emozioni umane primarie, le più ataviche: c'è qualcosa di selvaggio e crudo sotto la patina della civilizzazione. Agatha Christie è una donna che nonostante i tempi ha girato più volte il mondo, ha partecipato a scavi archeologici, c'è in lei una grande autenticità che la gente apprezza. Ha scritto lettere incredibili e ha un occhio per catturare le personalità attraverso fantastici minuziosi dettagli sui personaggi; la sua capacità di osservare le persone nella loro complessità le arriva dall'esperienza di vita".
E, come nella versione del 1974 di Sidney Lumet, il nuovo Assassinio sull’Orient Express ospita a bordo del treno partito da Istanbul e diretto a Calais un grande cast: Johnny Depp è lo sgradevole commerciante d’arte, Judi Dench la russa principessa Dragomiroff, Michelle Pfeiffer la ciarliera vedova americana (nel ruolo che fu di Lauren Bacall), Penélope Cruz la missionaria spagnola (al posto della svedese Ingrid Bergman). Si aggiungono Willem Dafoe un misterioso professore austriaco, Daisy Ridley (la Jedi di Star Wars) in quelli di una istitutrice, il comico Josh Gad e il veterano Derek Jacobi in quelli del segretario e maggiordomo di Depp, il ballerino russo Sergei Polunin e l'inglese Lucy Bointon in quelli di una coppia di conti: tredici sconosciuti in un elegante treno in viaggio attraverso l'Europa.
Tra loro c'è il gendarme belga in pensione Hercule Poirot con la r rotante e i grigi baffoni, già resi iconici da Peter Ustinov e Albert Finney: "È un solitario, si gode la vita, ha trovato una qualche accomodazione con il fatto che conosce profondamente se stesso. È consapevole di avere questo brillante talento per il crimine, una personalità che è insopportabile, ma che si risolve con un dono per le investigazioni - dice Branagh - Poirot soffre chiaramente di disordine ossessivo compulsivo, ha bisogno ad esempio di due uova ogni mattino bollite esattamente allo stesso modo nella stessa temperatura, della stessa grandezza e chiede a tutta la sua vita la precisione maniacale di ogni dettaglio. Cosa che gli altri giudicano piuttosto eccentrica, ma lui è quel che è. Ma è anche uomo leale, compassionevole, gentile. E penso che sia anche qualcuno a cui manca una storia d'amore, che si gode la vita ma che sente la mancanza di una storia d'amore".
E ovunque c'è Poirot c'è un mistero da risolvere, qui l'assassinio si svolge su un treno deragliato in alta montagna. I dodici sospettati sono coloro che appartenevano allo stesso vagone letto di lusso, il detective ha poco tempo per risolvere il caso prima che l'omicida possa colpire di nuovo e prima che il treno possa ripartire. La soluzione del giallo diventa un dilemma morale per l'investigatore: "C’è stato un atto di violenza terribile che può far ritenere ammissibile l’occhio per occhio. Ma Poirot è un uomo di giustizia, non può accettare l’ambiguità morale ed entra in una crisi profonda". Negli studi di Longcross, Surrey, è stata ricostruita una locomotiva da 220 quintali e quattro vagoni. Branagh ha filmato il treno con quattro fotocamere Panavision da 65mm: immagini a larga scala spettacolari e claustrofobiche: "In quei vagoni bloccati tra la neve delle Alpi crescono le tensioni, cedono i nervi, anche per gli attori a un certo punto è stata dura".
Arianna Finos, repubblica.it