Asteroid City - Cineclub Arsenale APS

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ASTEROID CITY

di Wes Anderson

Durata: 104'
Luogo, Anno: USA, 2023
Cast: Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton


Sinossi

Asteroid City, 1955. In un sito del deserto del Nevada, rinomato per il suo cratere dopo l'impatto di un asteroide gigante, si incontrano i destini di un reporter di guerra in lutto per la moglie, un'attrice che sa esistere soltanto nello sguardo degli altri, un nonno malinconico che prova a 'raggiungere' le nipotine, una scienziata sopraffatta dagli eventi e una varia umanità perduta in uno spazio troppo grande. Durante una convention di giovani scienziati in erba (la Junior Stargazer), confluiti nella cittadina turistica per presentare le loro invenzioni, un extraterrestre 'cade' dal cielo. Il governo degli Stati Uniti, allarmato dalla presenza aliena, mette tutti i convenuti in quarantena. Costretti in cattività, devono coabitare pazientemente, tessendo legami evarcando porte che conducono a una realtà in bianco e nero.


Critica

Wes Anderson firma il suo capolavoro, emanazione dell’altrettanto astruso e geniale Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou. Il consueto racconto a episodi è contenuto nei barocchismi e organizzato nel montaggio interno, scatole dentro scatole di precisione millimetrica, generose di invenzioni (gli esperimenti dei bambini, il colloquio attraverso le finestre), personaggi pittoreschi e dialoghi da manuale (il discorso del generale al concorso). La prima parte, in questo senso, è inaudita: nella cittadina sperduta fra sabbia e funghi atomici, al solito osservata come una casa delle bambole, si fermano varie figure seriose con sprezzo del ridicolo, da cui il tipico umorismo dell’autore, al contempo mesto e buffo. Tornano i rapporti problematici figli/genitori ma a impressionare è la creatività della messinscena di una colorata commedia teatrale a cielo aperto, con prologo da trasmissione televisiva e continue intromissioni, sempre in bianco nero, della sua preparazione, fra drammaturgo alla Arthur Miller, provini alla Elia Kazan e almeno una scena da antologia per scrittura (i biglietti “sceneggiati”, dati al ragazzo per convincere l’attrice a interpretare il ruolo). Tante canzoni remote da riscoprire e uno strepitoso uso delle tinte, fra Edward Hopper e disegni pubblicitari o comunque iconici del periodo, frullati in uno slapstick alla Frank Tashlin, un po’ cartone animato e un po’ comica (il treno giallo, l’inseguimento della polizia, Beep Beep), un po’ musical e un po’ film di cowboy, con paesaggi da Paris, Texas e situazioni da L’Ultimo Spettacolo. Se, con gli Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, il racconto s’ancora troppo all’idea degli alieni con tanto di insabbiamenti governativi, il film spicca il volo quando, meta-cinematograficamente, fa chiedere al suo protagonista quale sia il senso del suo personaggio e quando, con il buffo E.T. a passo uno di mezzo, il quesito si estende anche al senso della vita. Le risposte sono nelle parti tagliate di una storia che bisogna continuare a raccontare ma sono anche scritte nel cosmo con questa verità: “Non puoi svegliarti se non ti addormenti”.

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