Brian di Nazareth - Cineclub Arsenale APS

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BRIAN DI NAZARETH

di Terry Jones

Durata: 94'
Luogo, Anno: GB, 1979
Cast: Terence Bayler, John Case, Graham Chapman


Sinossi

Ci sono voluti ben 12 anni perché questo film, che può essere considerato il migliore dei Monty Python con Il senso della vita, riuscisse a essere distribuito in Italia, perché era giudicato blasfemo nei confronti della religione cattolica. Ovviamente i tempi sono cambiati, specie dopo l'uscita de L'ultima tentazione di Cristo, e poi non c'è traccia di bestemmia né in questo film né in quello di Scorsese. È la storia di Brian che per una serie di coincidenze è stato partorito nello stesso momento del Redentore e non molto lontano da lui. Perfino i Re Magi, in un primo momento, cadono nella trappola dello scambio di persona. Ma ecco che alla fatidica età di 33 anni, maltrattato dalla madre, diventa involontariamente l'idolo delle folle.


Critica

"La parodia scherzosa è accennata in tono scherzoso, e non dovrebbe irritare nessuno. In realtà il vero bersaglio dei Monty Python è ogni forma di fanatismo collettivo, compreso quello ideologicopolitico dei gruppi eversivi. C'è materia per ridere, a tratti anche molto e per meditare". (Alessandra Levantesi, "La Stampa")."E' il film peggiore dei Monty Python. Un pasticciaccio. Che solo a tratti, nella parodia che Terry Jones e gli altri si salva, con beffe e lazzi che graffiano; in tutto il resto si scade nella goliardia più infima e volgare. Tutto da buttar via, perciò". (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo")."Il film è una pirotecnica e irresistibile serie di gag surreali e, a volte, irriverenti". (Gabriella Giannice, "Il Giornale")."Il film sarà si irriverente, ma provvisto di una tale forza satirica, di una così vitale e simpatica voglia di ridere, con o senza malizia, che è da accettare". (Maurizio Porro, "Il Corriere della Sera")."Ricco nell'impianto scenografico, il film mantiene l'andamento frammentario dell'infilata di scenette: a volte folgoranti, altre tirate un po' per le lunghe. Il doppiaggio, malgrado gli inevitabili arbitri, risulta molto efficace ed è comunque quello che ha permesso un esito così brillante quanto inaspettato; per un film la cui forza satirica, intatta, potrebbe aver ispirato lo stile del nostro trio". Paolo D'Agostini, La Repubblica