Cannibal Holocaust - Cineclub Arsenale APS

loading...

CANNIBAL HOLOCAUST

di Ruggero Deodato

Durata: 95'
Luogo, Anno: Italia, 1980
Cast: Luca Barbareschi, Francesca Ciardi, Robert Kerman, Salvatore Basile, Paolo Paoloni


Sinossi

Quattro giovani telereporter americani, con una salda esperienza di lavoro nelle zone di guerra, si avventurano nella remota foresta dell'Amazzonia, per girare un documentario sulle tribù indigene che vivono lontane anni luce dalla civiltà. A finanziarli è una stazione televisiva di New York. Sono passati alcuni mesi dalla partenza, ma i quattro sembrano scomparsi. Il professor Harold Monroe, antropologo, viene allora incaricato di mettersi sulle tracce dei reporter. Accompagnato da una guida locale, il docente si spinge anche lui nella foresta amazzonica.


Critica

Per rendere il più credibile possibile la presunta autenticità della pellicola girata dai reporter, Deodato arrivò a strisciare i nastri sul terreno e scelse attori sconosciuti (tra cui un quasi esordiente Luca Barbareschi) ai quali poi impose di sparire dalla circolazione per un po'. L'operazione funzionò fin troppo bene. "Cannibal Holocaust" fu sequestrato in tutta Italia un mese dopo l'uscita e il regista fu costretto a presentarsi in aula con gli attori per dimostrare che fossero ancora vivi. Non bastò a salvare lui, lo sceneggiatore Gianfranco Clerici, i produttori e il distributore da una condanna a quattro mesi di reclusione, con la condizionale, per aver dato vita a un'opera "contraria al buon costume e alla morale". E che gli animali massacrati dal vero di fronte alla cinepresa fossero poi stati mangiati da operatori e indigeni non fu una giustificazione che convinse il giudice.(...) Oggi le rivalutazioni si sprecano. C'è chi lo paragona a "Natural Born Killers" per la satira del compiacimento dei media nel mostrare la violenza. Chi lo accosta a "Zombi" di Romero per la critica alla società dei consumi. Chi lo celebra per aver puntato il dito dall'interno sul fenomeno un po' grottesco dei "mondo movie", inaugurato dal celebre "Mondo Cane" di Gualtiero Jacopetti. È c'è chi, semplicemente, ne sottolinea la maestria registica, la sfida alla sospensione di incredulità, la capacità di descrivere e raccontare la violenza come pochissimi altri film al mondo. Allora, come scontato, le critiche furono spietate e "Cannibal Holocaust" fu bollato come bassa macelleria. Tra le poche voci fuori dal coro ci fu quella di Sergio Leone, che lodò l'incredibile realismo della seconda parte, quella del "found footage", ma previde che il suo estremo realismo avrebbe causato a Deodato "guai in tutto il mondo". La previsione si rivelò azzeccata. Ma ai guai seguirono una fama mondiale, la devozione di seguaci illustri come Quentin Tarantino ed Eli Roth e la consacrazione di "Cannibal Holocaust" come capolavoro dell'horror più radicale. Respingente, controverso, ma pur sempre capolavoro.

agi.it