Cure - Cineclub Arsenale APS

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CURE

di Kiyoshi Kurosawa

Durata: 111'
Luogo, Anno: Giappone,1997
Cast: Kôji Yakusho, Masato Hagiwara, Tsuyoshi Ujiki, Anna Nakagawa, Yoriko Douguchi, Denden, Ren Ôsugi


Sinossi

Cure, film diretto da Kiyoshi Kurosawa, è ambientato a Tokyo nel febbraio del 1997 e racconta di una serie di di efferati omicidi sta sconvolgendo la capitale giapponese. Tutti questi crimini hanno un elemento in comune tra loro: i colpevoli, persone ordinarie che non riescono a dare spiegazione delle loro azioni, incidono con una lama una X sul collo delle loro vittime. Sul caso indaga Takabe (Kôji Yakusho), un detective imperscrutabile e ligio al proprio dovere ma anche tormentato nell'intimo a causa della moglie malata che sta sprofondando in un stato di demenza precoce, che nelle indagini è assistito dall’amico Sakuma (Tsuyoshi Ujiki), uno psicologo criminale. Nel corso delle indagini, viene individuato come sospettato un giovane di nome Mamiya, che si è aggirato per mesi per la città, apparentemente senza memoria e in uno stato di totale apatia che lo vede ripetere poche e semplici frasi e a mostrare il suo accendino alle malcapitate persone che incontra sul suo cammino, inducendole all'omicidio. È possibile che Mamiya, ex studente di psicologia e ossessionato da vecchi studi sull’ipnosi e da Mesmer, possa essere colui che ha scatenato questa ondata di omicidi?


Critica

È il 1997, e dal Giappone arriva un film che cambia tutto, almeno per l’horror. Un film che è un punto a capo, una svolta, un nuovo inizio. Di Kurosawa prima c’era solo Akira, poi, con Cure, è arrivato anche Kiyoshi. Cambia tutto Cure, perché detta nuove linee lungo le quali svolgere i filati della paura, sia dal punto di vista dei contenuti, che da quello della forma. Siamo a Tokyo, ci sono una serie di morti misteriose, brutali, con evidenti analogie ma colpevoli differenti, che non sanno spiegare il perché degli omicidi che hanno commesso. C’è un detective provato dalla vita che sbatte la testa contro i muri durante le indagini. E c’è poi un misterioso ragazzo, uno che sembra legato a tutti gli omicidi, una sorta di muto ispiratore di quelle azioni brutali. Cos’è? Ipnosi? Magia? Qualcosa di diverso? Il male esiste e il male è contagioso. Questo il primo punto di partenza teorico di Kurosawa, che per Cure magari ha preso spunto da qualcosa di hollywoodiano, sicuramente dal Silenzio degli innocenti, ma che poi ha ruminato e digerito e elaborato in maniera tutta sua. Il male esiste, è contagioso, e la sua messa in opera è semplice, diretta, perfino banale. Per questo ancora più agghiacciante. Non ci sono motivi, non ci sono moventi, non ci sono piani elaborati e diabolici. Qui, in particolare, questo contenuto ambiguo e lampante assieme si lega alla forma. Perché Cure è tanto un film geometrico e cartesiano, elegante e chirurgico nei piani sequenza come nel montaggio, quanto uno che, quando sa e quando vuole lui, spiazza e confonde. La paura, nelle immagini di Cure, è legata al vuoto, al quotidiano, agli oggetti comuni agli spazi liminali delle nostre città e delle nostre case, alla sua apparente assenza e alla sua inquietante immanenza.I tunnel, i ponti, le strade messe sullo schermo da Kurosawa sono deserte e cariche di tensione, una tensione nella quale annegano i pochi personaggi e anche noialtri spettatori.
comingsoon.it