Critica
Domani è un documentario on the road, che attraversa parte dell'Europa e degli Stati Uniti e approda fino in India e all'isola della Reunion, alla ricerca degli esempi virtuosi in cinque campi, che indicizzano il film in capitoli, e sono l'agricoltura, l'energia, l'economia, la democrazia e l'istruzione. Dion, Laurent e compagni sanno evitare la trappola del didascalismo, lavorando sulla musica e sulle immagini, ma non fanno sconti sul livello di complessità dei discorsi in campo, pena la conversione del documentario esplorativo in un manifesto umanista ed ecologista, senza piedi per terra. Al contrario, il film è così denso che, per facilitarne la visione e la comprensione al pubblico giovane che più la meriterebbe, andrebbe preso a piccolo dosi, un capitolo alla settimana.
La volontà è chiara: è quella di andare ad illuminare con la torcia quei pochi luoghi del mondo in cui si produce cibo riparando la natura anzichè distruggendola, si abbattono le emissioni sfruttando le energie rinnovabili e rifiutando non solo il petrolio ma anche il fossile e il nucleare, si creano catene produttive in cui i rifiuti non riciclabili sono inesistenti, si rimette in moto l'economia del luogo, si agisce per democrazia diretta, talvolta aggirando la legge degli uomini per rispondere a quella della natura, si (re)insegna ai bambini, a risolvere i conflitti, a sentirsi responsabili verso gli altri e l'ambiente, a uscire dalla logica di un consumismo che porta solo problemi e disuguaglianze.
Sono gocce nel deserto, è vero, esempi dell'ordine della comunità più che della grande società, ma il film dice appunto che il deserto è alle porte e tergiversare, pensare a corto raggio, è un modo di agire che va sempre più verso il criminale. Poichè la conoscenza delle possibilità, specie in queste materie, è il primo fattore necessario, ben venga la circolazione di Domani e, per una volta, sì, il dibattito sì.
Marianna Cappi, Mymovies.it