Fire of Love - Cineclub Arsenale APS

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FIRE OF LOVE

di Sara Dosa

Durata: 93'
Luogo, Anno: CANADA/USA, 2022
Cast:


Sinossi

Sono stati fortunati, Katia e Maurice Krafft. Nati entrambi in Alsazia dopo la Seconda guerra, si innamorano fin da piccoli dei vulcani, prima ognuno per conto proprio, per poi condividere per una vita la stessa passione. Lui, dopo aver visto da piccolo Stromboli; lei, l'Etna. Incontratisi nel 1966, si sposeranno quattro anni dopo, andando in luna di miele a Santorini, in quanto sede di un'antica eruzione vulcanica. Decideranno di non avere figli ma di viaggiare in tutto il mondo per osservare paesaggi naturali inesplorati e studiare a distanza ravvicinata i vulcani e i loro misteri, con una precisa idea comune su come utilizzare il proprio passaggio terrestre ("Katia e io ci siamo appassionati alla vulcanologia perché eravamo delusi dall'umanità", dichiarò Maurice). Filmeranno ogni loro spedizione, apportando nuove conoscenze per la comunità scientifica, alla quale non sono integrati, e soprattutto agli amministratori dei territori a rischio eruzione, suggerendo procedure di evacuazione. Fino al 1991, quando la forza del Monte Unzen, in Giappone, non li sorprenderà.


Critica

Già autrice di Remastered: Tricky Dick and the Man in Black (episodio della serie musicale di Netflix) e co-produttrice, tra gli altri, di Una scomoda verità 2, Edge of Democracy e Becoming: la mia storia, la regista Sara Dosa, mentre nel 2019 lavora al documentario The Seer and the Unseen, si è imbattuta nel girato dei Krafft e inevitabilmente si è incuriosita al loro lavoro. Un patrimonio impressionante e sorprendente di foto, libri e soprattutto di riprese in pellicola: decine di ore in 16 millimetri, quasi completamente prive di audio. Immagini che testimoniano incoscienza e passione, sprezzo del pericolo e sete di sapere. Incredibilmente vicine al centro dell'azione naturale e per lo più ancora non viste: solo due minuti sono stati utilizzati da Werner Herzog (che già si era interessato al tema in La soufrière, e qui risulta anche come consulente) per il suo Into the Inferno. Un materiale troppo affascinante per non tentare di dargli vita e senso narrativo. Digitalizzato per la prima volta dalla francese Image'Est, viene rimontato da Dosa insieme alle montatrici Erin Casper e Jocelyn Chaput. Il trio trasforma quel corposo tesoro di differenti e ipnotici movimenti magmatici, distese di cenere, appostamenti della coppia (e rari momenti di vita pratica dei sedicenti "artisti itineranti") in una testimonianza che, senza mostrare nemmeno un bacio, documenta una tenace storia d'amore. È proprio questo il principio estetico che informa il film, che non cerca l'agiografia di una coppia di mad scientists, di esploratori fuori dall'ordinario, eroi caduti in nome della ricerca, ma di costruire una narrazione che trasmetta l'amore per la conoscenza che può appassionare e tenere unite due persone. Non didascalie che imprimano nella memoria i record della coppia, ma i nomi vulcani sono citati nei titoli di testa, come veri e propri personaggi.

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