FORTAPÀSC - Cineclub Arsenale APS

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FORTAPÀSC

di Marco Risi

Durata: 108'
Luogo, Anno: Italia, 2009
Cast: Libero de Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux


Sinossi

Giancarlo Siani è un giovane praticante per il Mattino col sogno di un contratto giornalistico e di un'inchiesta incriminante contro i boss camorristi e i politici collusi. Lucido e consapevole, Siani si muove tra Napoli e Torre Annunziata, un avamposto abbattuto dal terremoto e frequentato dagli scagnozzi armati di Valentino Gionta. Indaga, si informa, verifica i fatti e poi scrive pagine appassionate e impetuose sui clan camorristi e sulla filosofia camorristica. Era il 1985 quando Vasco Rossi cantava "ogni volta che viene giorno" e un giornalista di ventisei anni moriva assassinato per "ogni volta che era stato coerente".


Critica

Gli ingredienti per realizzare l'ennesima agiografia di una vittima (dimenticata) della camorra c'erano tutti. C'era la vicenda personale di Giancarlo Siani, c'erano gli Ottanta, quelli dei tangentisti e dei faccendieri, delle commesse e della corruzione, delle spese inutili e della burocrazia gonfiata, degli omicidi del generale Dalla Chiesa, c'era un Paese sordo alle idee di Siani che scriveva (e lavorava) per un'Italia migliore, c'era l'inevitabile sacrificio finale. Ma Marco Risi non ha realizzato un altro film sulla camorra, concentrandosi esclusivamente sulle tappe di avvicinamento di Siani prima a una consapevolezza di sé e della lotta politica, poi a una strategia letteraria e provocatoria. La camorra è in ogni gesto di chi si oppone a Siani, in ogni silenzio indifferente, nelle grottesche indagini dei carabinieri, nella "clemenza" della magistratura, nelle assurde pratiche rituali di "guappi" spietati e armati, che intendono porre la corruzione e la violenza come norma fondamentale di convivenza sociale. Risi, all'interno del medesimo spazio (Torre Annunziata), distingue due campi contrapposti, determinando il fronteggiarsi delle due parti: i villains che utilizzano la forza della pistola per ascendere l'empireo della carriera camorristica, l'eroe che avvia la sua opera di progressiva e inarrestabile bonifica dell'illegalità con la macchina da scrivere, puntando sul valore della persuasione. Sullo sfondo c'è Napoli e l'isteria collettiva che circondava nel 1985 Maradona, involontario capopopolo, occasione di riscatto, speranza di rivalsa calcistica e sociale, sul ricco Nord da parte del garzone del macellaio e di una città pronta ad osannare e a stritolare. Napoli come corpo corruttore e Napoli generatrice di "antidoti" capaci di riequilibrare moralmente l'ordine esistente. Napoli, ancora, sede del "Mattino", che invia in un polveroso avamposto battuto dai fuorilegge un giornalista eroico, immagine della possibilità di progresso e fertilità contro l'aridità e l'improduttività dell'arroganza.

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