Gli orsi non esistono - Cineclub Arsenale APS

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GLI ORSI NON ESISTONO

di Jafar Panahi

Durata: 107'
Luogo, Anno: Iran, 2022
Cast: Jafar Panahi, Naser Hashemi, Vahid Mobaseri, Bakhtiar Panjei, Mina Kavani


Sinossi

Gli orsi non esistono, film diretto da Jafar Panahi, racconta di due storie d'amore parallele, nelle quali gli amanti si ritrovano a fronteggiare la forza della superstizione, le meccaniche di potere e altri ostacoli nascosti e inevitabili per far trionfare il loro amore.


Critica

I confini, quelli territoriali, e i limiti, quelli tecnici, continuano a non frenare lo slancio creativo di Jafar Panahi. Anni di costrizioni, arresti e divieti di lasciare il suo Iran non gli impediscono di appellarsi con commovente creatività artigianale alla forma di espressione che ama, e noi con lui: il cinema. Gli orsi non esistono è un’opera a tutti gli effetti clandestina, visto che su di lui pendeva un divieto di girare nel momento delle riprese, diventato poi un arresto e un'ulteriore condanna del regime a sei anni per aver protestato sulla persecuzione del suo collega, Mohammed Rasoulof (vincitore dell’Orso d’oro per Il male non esiste). Inevitabile mettere al centro la cronaca che lo riguarda, parlando di Panahi, come lui è "costretto" a mettersi di nuovo in scena in prima persona. Dopo una prima scena di dialogo fra un uomo e una donna, appare come regista che dirige da remoto il suo nuovo film. Impossibilitato a lasciare il paese, si è trasferito in un paesino al confine con la Turchia per essere più vicino al set. Racconta di una coppia di iraniani che vivono appena oltre le montagne e da anni aspettano il rilascio di un visto per l’Europa. Ma mentre prende una stanza nella casa di una famiglia molto ospitale, si trova coinvolto in un microcosmo che va avanti ancora con le proprie regole antiche, generando una reazione collettiva quando riprende con la sua macchina fotografica due amanti. L’amore e la superstizione di una società che soffoca la libera espressione di donne e uomini di ogni età è ancora al centro di questa duplice vicenda in cui emerge lento erodersi della razionalità individuale. Il libero arbitrio è schiacciato sotto il peso delle tradizioni acquisite e date per scontato, mai messe in discussione. Anche se tutti sanno che Gli orsi non esistono. Accade nel paesino in cui il regista viene prima accolto con grande e cerimoniale cortesia, salvo essere messo in discussione fra i paesani quando per sbaglio registrano in maniera malaccorta con una fotocamera. Un incidente e il primo sassolino nell’ingranaggio dell’ospitalità, metafora sull’incapacità di accogliere novità provenienti dalla città, anche semplicemente la fine della superstizione, se non la modernità di una macchina fotografica da usare per bene. Tra l’altro proprio per riprendere una cerimonia tradizionale. Panahi realizza un film con povertà di mezzi ma non di potenza metaforica, attraverso poche e semplici idee di messa in scena e narrative allarga lo sguardo oltre il confine, ne mette in luce la ridicola portata antistorica, così come quella di un potere che ormai esiste in quanto status, avendo smarrito il senso stesso della sua funzione sociale. Il regista iraniano con amarezza ha difficoltà a proporre una soluzione diversa rispetto alla fuga, alla presa d’atto di una follia non emendabile. Nuovo capitolo sulla portata esemplare di una vita al servizio del cinema e della denuncia delle storture del potere.

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