Critica
Il fatto è che al cinema, come nella vita, il segreto del successo sta in quella dote rara che è il non prendersi troppo sul serio. Che non vuol dire affatto non fare le cose per bene, né essere incapaci di serietà: vuol dire soltanto leggerezza, assenza di inutili e pompose sovrastrutture che appesantiscono chi sei e che fai, e uno sguardo ironico che fa risaltare i pregi tuoi e del tuo lavoro, e aiuta a perdonare i difetti.
James Gunn, per fortuna sua, e forse soprattutto nostra, è uno che non si prende troppo sul serio. Quanto facile sarebbe stato per lui, che comunque era un outsider nel mondo dei blockbuster, perdere mano e misura dopo il successo clamoroso e un po' inaspettato del primo Guardiani della Galassia. Come doveva sembrare rassicurante l'idea di appoggiarsi di nuovo al modello di quel film, alle strutture consolidate e un po' banali di tutti i mille mila cinecomic Marvel passati, presenti e futuri, nascondersi in un cantuccio - magari un po' anonimo, ma rappresentativo - del Marvelverse e campare così di rendita. E invece no. Da bravo sconsiderato, Gunn ha rilanciato, facendo di Guardiani della Galassia Vol.2 un film non solo più lungo, ma anche più divertente, più compatto e più interessante di quanto già non fosse il primo. Il fatto è che Gunn è proprio come i suoi protagonisti: un underdog beffardo e ribelle, che non cede un grammo della sua ironia, della sua voglia di divertirsi e del suo essere filibustiere nonostante la gloria e la notorietà che gli è piovuta addosso. E proprio come loro - come Peter, come Rocket, Drax, Gamora, Baby Groot e perfino Yondu - sotto all'atteggiamento spavaldo, i comportamenti borderline, la lingua tagliente che non ha paura di battute scorrette, nasconde a fatica un cuore grande così.
Federico Gironi, comingsoon.it