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HOW TO HAVE SEX

di Molly Manning Walker

Durata: 98'
Luogo, Anno: Regno Unito, 2023
Cast: Mia McKennabruce, Samuel Bottomley, Lara Peake, Daisy Jelley, Shaun Thomas, Enva Lewis, Laura Ambler, Eilidh Loan


Sinossi

Tara, Em e Skye sono tre tardo adolescenti inglesi in vacanza a Malia, sull'isola di Creta, con l'obiettivo di fare festa, sbronzarsi e giocare a "chi scopa di più". Nel motel con vista su piscina dove sono alloggiate incontrano altri tre ragazzi più o meno coetanei, Paddy, Badger e Paige, con cui uniscono le forze e le aspettative per "la vacanza migliore di sempre". Tutto sembra funzionare secondo i loro piani, ma qualcosa scricchiola: ad esempio Skye trova modi sempre nuovi e sempre più sottili di sminuire Tara, che è vergine, e si pone il problema di come superare quella "condizione". Per questo si ritrova a fare sesso quasi senza accorgersene, e non solo perché ha bevuto troppo, come sempre, ma anche perché una cosa è l'immagine sicura e assertiva che vuole dare di sé, altra cosa è la reale consapevolezza di ciò che è e ciò che desidera.


Critica

A partire da un titolo esplicitamente “programmatico”, How to Have Sex mette in scena il sesso come desiderio (l’obiettivo delle tre protagoniste in vacanza), rito di passaggio (una di loro, Tara, è l’unica vergine), gioco (la simulazione con la lattina di birra), aggregatore sociale (i pre-festa alcolici nella stanza sono anche preparatori per gli eventuali incontri), paura (fino a che punto si è consenzienti?). Ambientato in un villaggio vacanze a Malia, a Creta, in un’estate segnata dall’attesa dei risultati degli esami, segue le vicende di Tara, Em e Skye: bevono e ballano fino all’alba, di giorno bivaccano in piscina, fanno subito amicizia con i vicini di stanza, il fatuo Badger, l’ambiguo Paddy e la lesbica Paige. Non è solo un coming of age che prende il sesso come simbolo della linea di confine, ma anche un affresco piuttosto interessante sull’essere adolescenti (oggi): la vergogna dello stare al mondo declinata sul deficit d’esperienze (il gioco dell’“io non ho mai” come banco di prova), la propensione a ubriacarsi per accantonare tutto ciò che può scalfire la necessità del divertimento, il conflitto tra autodeterminazione e individualismo.