Critica
Icona ecologista, studentessa che si autodefinisce "nerd", vegana, animalista, Greta Thunberg è stata una bambina scampata all'autoisolamento e al mutismo, sfuggita al bullismo dei coetanei, e nei momenti di accumulo d'ansia e affaticamento trova una decompressione nella danza e nell'accarezzare cani e cavalli. Ha sviluppato fin da piccola una preoccupazione ossessiva per le conseguenze del cambiamento climatico e la sottovalutazione dei rischi da parte di chi ha il compito di decidere politiche ambientali. Ha influenzato così i propri genitori, spaventati dal suo anno di mutismo e depressione, portandoli a ripensare i propri standard di consumo energetico e le abitudini di acquisto. Più che un'analisi degli argomenti e le decisioni politiche non più rinviabili, da scagliare nel dibattito politico, I Am Greta è un saggio, autorizzato dalla famiglia e commentato dalla stessa voce della protagonista, sull'enorme responsabilità caricata sulle sue spalle. La videocamera di Grossman ha la fortuna di cogliere l'inizio della sua protesta e poi si accoda a Greta e al padre Svante lungo le tappe di un cammino estenuante, in cui il suo messaggio fa clamore ma la sua ricezione è sempre troppo lenta e frustrante. Il film registra lo stupore della ragazza nel vedere coetanei e adulti di tutto il mondo aderire entusiasti alla sua battaglia, il successo della mobilitazione via social, ma anche la disillusione dell'essere inascoltata e offesa, come una Cassandra del terzo millennio ("il cambiamento sta arrivando, che lo vogliate o no"). Accanto a lei, Svante è accudente e solerte, le fa da madre, scorta e ufficio stampa. Ne controlla e depotenzia gli eccessi di perfezionismo, quando lei compone interventi pubblici taglienti, in una lingua che non è la sua. È con lei, insieme ad altri uomini, anche in mare aperto. L'immagine di lei, unica, piccola donna sottocoperta, che percorre l'oceano in barca a vela per dimostrare che si può smettere di inquinare il mondo, ha una potenza di cui nell'era dell'infodemia, della rimasticazione istantanea di ogni fenomeno, forse da suoi contemporanei non cogliamo a pieno. Ecco perché questo film serve come testimonianza del suo atto d'accusa rabbioso e scomposto al mondo degli adulti (il "come vi permettete?", how dare you?, del discorso alle Nazioni Unite) e mette agli atti il processo oltraggioso e paternalista affrontato da una ragazzina irriducibile.
Raffaella Giancristofaro, MyMovies