I figli della violenza - Cineclub Arsenale APS

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I FIGLI DELLA VIOLENZA

di Luis Buñuel

Durata: 88'
Luogo, Anno: Messico, 1950
Cast: Miguel Inclan, Estela Inda


Sinossi

Al centro del film vi è la vita di tre ragazzi di strada della periferia di Città del Messico: Pedro, Ojinto ed El Jaibo. Quest'ultimo si distingue dai primi due per il fatto che è un vero ragazzo di strada, senza famiglia, mentre Ojinto ha appena perso il padre e lo cerca durante il film, senza riuscirci, mentre Pedro vive con la madre, vedova e alle prese con cinque figli. Altri personaggi, come il musicista cieco e la ragazzina che vive nella casa accanto a quella di Pedro, sono ugualmente importanti e impreziosiscono questo affresco di umanità e brutalità.


Critica

Luis Buñuel riuscì a scomparire dalla storia del cinema dopo aver creato due scandalosi film surrealisti e un documentario girato in una delle zone più povere della Spagna. In Messico ricevette poi l'incarico di girare in velocità due film d'intrattenimento a basso costo. Nei successivi tre anni senza impiego studiò attentamente Città del Messico e decise di concentrarsi sulle condizioni dei bambini abbandonati. Los olvidados, ‘i dimenticati', sono gli abitanti delle bidonvilles che la metropoli genera, metastasi di desolazione cieca, in cui anche i bambini sono condannati alla violenza e all'odio. Non c'è niente di ovvio nel modo in cui Buñuel racconta la povertà. Basò il film su osservazioni dirette e documenti ufficiali, ma sfidò il neorealismo ritraendo i suoi protagonisti come figure complesse guidate dai propri impulsi inconsci. Scrive Julio Cortázar: “L’idea generale di I figli della violenza non passa e non vuol passare per una secca denuncia. Buñuel o l’antipatetismo. [...] Qui i ragazzi muoiono per le bastonate e senza perdita di tempo, si perdono nelle viuzze senza altri averi che un talismano al collo e volutamente, affinché noi sentiamo la nostra estraneità responsabile”.

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