I giorni del vino e delle rose - Cineclub Arsenale APS

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I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE

di Blake Edwards

Durata: 116'
Luogo, Anno: USA, 1962
Cast: Jack Lemmon, Lee Remick, Charles Bickford


Sinossi

Joe Clay e Kirsten Arnesen si conoscono, lavorando nella stessa ditta, e si sposano. Spinta dal marito, accanito bevitore, anche la donna comincia a bere. In breve i due diventano alcoolizzati. Accortisi di essere sull'orlo della propria rovina e di quella della loro bambina decidono, di comune accordo, di smettere. Ma dopo qualche mese di astinenza ricadono nuovamente nel vizio. Joe, però, con l'aiuto di una associazione, l'"anonima alcoolisti", riesce alla fine a spuntarla e a non bere più.


Critica

Edwards indaga nell’intimità della coppia e descrive realisticamente il percorso che trasforma due persone “normali” in alcolizzati, cercando di cogliere le dinamiche cruciali di un gioco spensierato che diventa un incubo senza via di uscita. I toni da commedia, accennati nella prima mezz’ora del film, lasciano il posto a momenti drammatici e di tensione sempre più pressanti. Il grande pregio de “I Giorni del Vino e delle Rose” risiede nell’affrontare un tema delicato e purtroppo molto attuale, senza scivolare in facile retorica tipica del positivismo made USA, che permea la filmografia hollywoodiana fino alle più alte sfere; per fortuna ci viene risparmiata la lezioncina di morale “chiunque può sbagliare ma con la forza di volontà e olio di gomito tutto si rimette a posto!” (che viene ripetuta a piè sospinto tutt’oggi più che mai!) e l’etilismo viene considerato, giustamente, un nemico subdolo ed invisibile assai difficile da affrontare e da sconfiggere. Il film procede per “tappe”: ogni sequenza rappresenta uno scalino verso gli inferi ed ogni volta lo spettatore è portato a credere “forza, questa è la volta buona, magari qualcosa è cambiato davvero”: ciò ricalca esattamente i buoni propositi di un alcolizzato che si illude soltanto di essere uscito dal tunnel. I due protagonisti perdono progressivamente il controllo sulle proprie vite, e l’alcool diventa il centro del loro universo. Tra le scene più intense e memorabili ricordo soprattutto la sequenza ambientata nella serra e quella nel motel, verso il finale. Molto interessante è la doppia visione della vita (ebbra e sobria) vissuta sulla propria pelle dai protagonisti e dell’inconciliabilità di questi due modi di vivere, ognuno incapace di intendere o giustificare l’altro, ognuno che vorrebbe trascinare a sé e convertire in sé l’altro. L’amarezza di fondo è generata in particolar modo dal senso di impotenza e dall’impossibilità di riparare veramente ai danni fatti, perché l’esperienza del bere non viene mai completamente superata, bene che vada lascia un segno profondo nell’anima.

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