Critica
Dopo i vampiri del meraviglioso Solo gli amanti sopravvivono, Jim Jarmusch rilegge a modo suo lo zombie-movie.
Non dimentica di omaggiare – ovviamente – il nume tutelare George A. Romero ma neanche si preoccupa di snaturare troppo il fil rouge della sua stessa filmografia, partendo da un (grande) cast di aficionados capeggiati da Bill Murray (è lo sceriffo Robertson), passando per Tilda Swinton (la nuova, strana titolare delle onoranze funebri) fino ad arrivare ai soliti Tom Waits (è l’uomo dei boschi, nonché narratore conclusivo del racconto), Iggy Pop (il primo zombie a riemergere dalle viscere), lo stesso Adam Driver (che nel precedente, bellissimo film di Jarmusch era Paterson, mentre qui è Peterson), poi Danny Glover, Steve Buscemi, Selena Gomez e Chloë Sevigny (l’altra poliziotta del film).
Flemmatico (al solito) nei ritmi, umorismo dell’assurdo, metacinema che ha il sapore di un saluto (“A me ha fatto leggere solo le parti del mio personaggio. Dopo tutto quello che ho fatto per lui…”, risponde Bill Murray ad Adam Driver verso la fine del film), Jarmusch sposta il centro del mondo (Centerville...) in una cittadina di poche anime, declina le attuali tare dell’umanità in chiave horror-comedy (se il supermarket degli zombi romeriani era metafora del consumismo, i non morti di Jarmusch si risvegliano ognuno con i propri desideri: “Coffee”, “Wi-fi”, “Chardonnay”, “Toys”, “Tools”…), coinvolgendo il cantautore country Sturgill Simpson (sua la canzone eponima che accompagna diegeticamente l’intero corso del film) e rimandando letteralmente tra i suoi simili l’aliena Tilda Swinton, personaggio - il suo - che muove ovviamente i fili di tutta la vicenda.
Valerio Sammarco, cinematografo.it