Il bel matrimonio - Cineclub Arsenale APS

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IL BEL MATRIMONIO

di Éric Rohmer

Durata: 97'
Luogo, Anno: Francia, 1982
Cast: Arielle Dombasle, Beatrice Romand, André Dussollier, Féodor Atkine, Sophie Renoir


Sinossi

Sabine, venticinquenne, vive a Parigi e ha una relazione con un uomo sposato. Un giorno, mentre stanno facendo l'amore a casa di lui, squilla il telefono: sono la moglie e il figlio che lo chiamano. Sabine è turbata da questo avvenimento e se ne va annunciando che ha deciso di sposarsi. Da quel momento, pur non sapendo chi sarà il consorte, la decisione è presa.


Critica

Rohmer realizza il suo primo film che potrebbe essere definito 'pendolare'. Lo è sia sul piano delle composizione dell'immagine che su quello della mobilità interna all'inquadratura della protagonista Sabine. La quale 'decide' di sposarsi e 'di conseguenza' troverà il marito che vuole a cui concedersi solo nel momento fatidico. La sua autoparalisi sembra dettata, più che da un atto di volontà, da una nevrosi che metterà il suo prescelto (Edmond) in una situazione di imbarazzo a causa di un, per lui, imprevisto ribaltamento dei ruoli. Edmond e Sabine finiscono con il diventare due aspetti della stessa modalità di rapporto con la realtà che si trova a prevedere, nel momento in cui si riconosce un'impossibilità di conciliazione tra sentimenti contrastanti, l'unica soluzione nella fuga. Per la prima volta però in Rohmer le differenze sociali sono molto evidenziate (si vedano in proposito la figura della madre di Sabine nonché le origini della protagonista). Sul piano poi del riconoscimento dell'arte e del bello il regista non si risparmia. Vediamo paralumi dipinti a mano, manifesti di Man Ray, maglioni in stile Klee, pittori moderni e vetrate gotiche in un film in cui l'unico elemento figurativo che dovrebbe contare è il disegno giovanile di Sabine che viene donato ad Edmond. C'è poi un'annotazione che non è solo di carattere tecnico ma che evidenzia la produttiva contraddittorietà creativa del regista. Rohmer, che era appena tornato al 16 mm per La moglie dell'aviatore, considerando il 35 mm troppo iperrealista, torna a farne uso in questo film immediatamente successivo sostenendo che la maggiore sensibilità della pellicola gli consente di rendere meglio il clima stagionale della vicenda.

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