Il cielo sopra Berlino - Cineclub Arsenale APS

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IL CIELO SOPRA BERLINO

di Wim Wenders

Durata: 131'
Luogo, Anno: Germania, 1987
Cast: Bruno Ganz, Peter Falk, Solveig Dommartin


Sinossi

Realizzato senza una sceneggiatura iniziale, scritto giorno per giorno, "come si scrive una poesia", insieme allo storico collaboratore Peter Handke (Premio Nobel per la letteratura nel 2019), traendo ispirazione tanto dalle Elegie Duinesi di Rilke quanto dai quadri di Paul Klee ma anche dalle canzoni dei Cure, Il Cielo sopra Berlino è insieme una fiaba, una riflessione filosofica, un documentario su questa città dove convivono presente e passato, una storia d'amore e un film sulle persone che vorremmo essere.Pochi film rendono l'idea di poesia al cinema come Il Cielo sopra Berlino; impossibile dunque resistere alla tentazione di riportarlo nuovamente in sala, perché - parole di Wenders - "Non c'è niente di meglio del cinema per ispirarci e per dirci chi siamo. Non si fa esperienza da soli, ma si fa esperienza con gli altri e questo ti prepara alla vita dopo il film."


Critica

Nel cielo grigio sopra Berlino, nelle sue vie e nei suoi edifici si aggirano innumerevoli angeli non visibili agli adulti ma individuati dai bambini. Essi possono sentire i pensieri di ognuno e cercare, mettendosi loro accanto, di lenire i dolori dei più sofferenti. Due di loro, Damiel e Cassiel, si ritrovano periodicamente per raccontarsi le reciproche esperienze. Damiel è quello a cui pesa maggiormente la propria condizione: vorrebbe poter diventare uomo per percepire il senso della materia e della quotidianità. Grazie a una trapezista e a un attore riuscirà a prendere una decisione fondamentale.

Wenders, rientrato in Europa dopo la doppia esperienza americana di Hammett e di Paris, Texas, va alla ricerca delle proprie radici culturali e sceglie, lui originario di Düsseldorf e ammiratore di Colonia, quella Berlino che lo ha visto, diplomando alla scuola di cinema di Monaco, esordire nel lungometraggio. La città, con la sua tormentata storia, con i suoi monumenti, è la coprotagonista di uno dei migliori film in assoluto dell'intera filmografia wendersiana.

Ispirato da Rilke e con l'assolutamente importante collaborazione di Peter Handke, Wenders ci propone una riflessione sull'esistere che si fa cinema, pensiero e azione. Cinema innanzitutto e fin dalle primissime immagini con l'angelo Bruno Ganz che viene visto dai bambini in un affascinante bianco e nero. Quell'angelo è un 'collega' degli 'angeli' registi che Wim sente vegliare su di lui: Truffaut, Ozu e Tarkovskij a cui dedica il film alla fine. Ma è anche colui che sente il bisogno di superare la fase di 'ascolto' della vita per immergervisi completamente. Non basta osservare la realtà e condividerne, anche se sempre con distacco, i sogni e le disillusioni. Bisogna entrarvi con il peso della passione e del dolore. Non a caso ad aprire questa dimensione a Damiel sono due persone che hanno fatto della 'rappresentazione' la loro vita: la trapezista Marion e l'attore Peter Falk.

Grazie a loro il bianco e nero può diventare colore e l'angelo, che osservava dall'alto del campanile simbolo della Berlino devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, può ora, come dicono gli inglesi, "to fall in love" "cadere in amore". Perdendo l'eternità ma acquisendo la fondamentale dimensione umana.

Giancarlo Zappoli, mymovies.it