Il clan - Cineclub Arsenale APS

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IL CLAN

di Pablo Trapero

Durata: 108'
Luogo, Anno: Argentina, 2016
Cast: Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gastón Cocchiarale, Giselle Motta


Sinossi

Argentina, primi anni ’80: Videla è stato deposto e il Proceso de Reorganización Nacional, come eufemisticamente il regime si autodefinisce, entra in una fase di rovesci improvvisi e spartizione del potere che porterà presto ad un ritorno della democrazia. In queste anse burrascose della storia del paese trova terreno fertile uno dei più famigerati e sconvolgenti casi di cronaca argentina: L’ex agente segreto e fedelissimo della giunta militare Arquimedes Puccio, si mette in proprio e apre una ditta a conduzione famigliare di sequestri di persona. Nel giro di un paio d’anni rapisce e fredda tre rampolli dell’imprenditoria di Buenos Aires, il tutto ospitando gli ostaggi nel bagno di casa e coinvolgendo direttamente moglie e cinque figli nelle varie fasi delle operazioni.


Critica

Abbiamo scoperto l'argentino Pablo Trapero ai tempi del bellissimo Mundo Grua, che impreziosì la Settimana della Critica a Venezia nel remoto 1999. Lo ritroviamo quasi vent'anni dopo con un film di puro e irresistibile racconto che può sembrare l'opposto di quel poetico debutto in bianco e nero, ma forse porta a compimento un percorso insieme artistico e esistenziale. Mundo grua era il ritratto autobiografico di un padre ex-bassista rock che passati i 50 finisce a fare il gruista in Patagonia. Un padre atipico, costretto a pensare anzitutto a se stesso, che nella sua marginalità trovava un paradossale riscatto per sé e per il figlio. Ironicamente anche al centro del Clan c'è un padre, un padre "vero", con una famiglia numerosa e unita intorno. Anche se a unirli sono non tanto i valori tradizionali quanto i crimini che commettono. Proprio così: El Clan sarà più tradizionale nella forma ma non sbaglia un colpo rievocando la storia sordida e verissima del "clan Puccio": una famiglia di sequestratori che agiva all'ombra della giunta militare nei primi anni 80, quando ormai si avvicinava il ritorno alla democrazia. Col padre premuroso che di sera aiuta le figlie con i compiti, o fa un massaggino alla moglie, professoressa stressata, e di giorno sostiene il primogenito Alex, campione di rugby adorato da amici e tifosi, ma anche esca perfetta per avvicinare e rapire rampolli di famiglie facoltose. Ammazzandoli senza complimenti dopo il pagamento del riscatto. Tanto allora di gente ne spariva parecchia. E poi papà Arquimedes (un impagabile Guillermo Francella), uno dei tanti malviventi in ottime relazioni coi militari, sa come soffiare sul fuoco delle frustrazioni nazionali per procurarsi alleati. Mentre il figlio rugbista, inorridito da quei metodi ma sensibile ai quattrini che fruttano, continua a giocare a rugby e si fidanza con una brava ragazza. Brava ma abbastanza cretina da andarlo a trovare anche quando li arrestano tutti. Come fecero del resto i suoi compagni di squadra, sottolinea Trapero, ricordandoci la vasta rete di complicità e autoinganno su cui poggia ogni dittatura. Da brivido: e con dettagli autentici da black comedy (in galera il capoclan studia Legge e quando esce campa altri vent'anni facendo l'avvocato!) che rendono tutto ancora più incredibile e inquietante.

Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 27 agosto 2016