IL MONDO SUL FILO - Cineclub Arsenale APS

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IL MONDO SUL FILO

di Rainer Werner Fassbinder

Durata: 204'
Luogo, Anno: Germania, 1973
Cast: Klaus Löwitsch, Mascha Raben, Adrian Hoven, Ivan Desny


Sinossi

Da qualche parte nel futuro si sta programmando la realizzazione di un computer chiamato "Simulacron" in grado di progettare una realtà virtuale ma Henry Vollmer, il capo progetto, muore all'improvviso. Al suo successore capitano strani fenomeni. Guenther Lause, un suo buon amico, sparisce sotto ai suoi occhi durante una conversazione e una settimana più tardi sembra che nessuno lo abbia mai conosciuto. Stiller comincia a dubitare della sua sanità mentale anche se è convinto che ci debba essere una ragione per questi strani avvenimenti. Sarà forse colpa del Simulacron?


Critica

Un'opera avanti di decenni in pieno stile Fassbinder. Il cineasta tedesco non diviene schiavo del genere ma è lui stesso a schiavizzarlo a proprio piacere, realizzando un film di sci-fi puramente autoriale, forse ancor più di un altro cult come Agente Lemmy Caution: missione Alphaville (1965) di Jean-Luc Godard. Il mondo sul filo ha una narrazione che si prende i suoi tempi, tra un intersecarsi di pianosequenza stranianti che giocano, sin dagli intenti iniziali, con la figura deformante dello specchio, elemento che ricorre in tutti gli ambienti (figli gustosi di un'ispirata pop art), permettendo ai personaggi di apparirci sotto luci diverse e logisticamente al posto giusto nel momento giusto. Il maestro utilizza la materia fantascientifica di partenza per armonizzarvi magnificamente intenti filosofici e sofistici, dal paradosso di Achille e la tartaruga alle teorie di altri filosofi greci e latini, in un mondo che, qui come non mai, ha più domande che risposte. Questo però senza nulla togliere al fantastico, con un inanellarsi di colpi di scena (il cliffhanger alla fine del primo episodio, oggi forse più prevedibile, era assai meno scontato per i tempi) che mantengono sempre altissima la soglia dell'attenzione, in un percorso mentale nel quale la follia si fa lentamente largo nella mente del povero Stiller, Illuminata vittima di un gioco impossibile da vincere. Fassbinder sembra volerci dire che, se il cinema stesso altri non è che una piacevole illusione, allora tanto vale piegarne le regole per dar vita ad una storia imprevedibile sempre in bilico tra ciò che è vita e ciò che non lo è, andando a destrutturare in maniera esemplare ogni certezza accumulata dallo spettatore.

Maurizio Encari, serial.everyeye.it