Critica
Se in letteratura le briglie sono piuttosto sciolte, la fantascienza al cinema assume una valenza non solo culturale ma anche retorica e politica. E dire che nel 2011 l'Amministrazione di Stato per la Radio, il Cinema e la Televisione aveva scoraggiato produzioni cinematografiche e televisive che includessero "fantasia, viaggi nel tempo, storie mitiche, trame bizzarre, tecniche assurde, persino la propagazione di superstizioni feudali, fatalismo e reincarnazione, lezioni morali ambigue e mancanza di pensiero positivo". Solo qualche anno dopo, queste istruzioni erano diventate un lontano ricordo. La tendenza di interesse cinese verso il genere fantascientifico comincia prima, ma il grande pubblico soprattutto internazionale se ne accorge con l'uscita del kolossal The Wandering Earth, basato su un romanzo proprio di Liu Cixin. Con un budget da circa 50 milioni di dollari, il film ne incassa 700, diventano il film di produzione non americana con maggiori incassi nella storia del cinema mondiale alle spalle del solo Wolf Warrior 2, un thriller sempre cinese del 2017. La fama della pellicola prosegue dopo la sua acquisizione da parte di Netflix e influenza non poco la produzione cinematografica degli scorsi anni.
Ma la fantascienza cinese sul grande schermo è molto più del solo The Wandering Earth, che avrà comunque un sequel al cinema nel 2023. Nelle scorse settimane, per esempio, ha ottenuto un grande successo Journey to the West di Kong Dashan. Se The Wandering Earth raccontava un'impresa eroica nello spazio guidata da un astronauta cinese, Journey to the West è una sorta di Incontri ravvicinati del terzo tipo con caratteristiche cinesi. Tang Zhijun, un redattore di mezza età di una rivista di Pechino, si reca in un villaggio remoto per indagare sull'avvistamento di massa di un oggetto volante non identificato. Lì incontra un poeta locale che afferma che la risposta al mistero si trova su una montagna. La differenza rispetto al celebre predecessore, fortunato più al botteghino che con la critica, il film di Kong ha riscosso grande successo nel circuito dei festival internazionali. Dopo aver vinto quattro premi, tra cui quello per il miglior film, al Pingyao International Film Festival, il film è stato accolto in modo positivo al Festival internazionale del cinema di Rotterdam e al Festival del cinema asiatico di Osaka. Negli anni scorsi quasi tutta la produzione cinematografica di genere si è rifatta a Liu, il cui lavoro è spesso paragonato agli autori di fantascienza dell'"età dell'oro" degli anni '40 e '50. Ma come ha sottolineato Sixth Tone, il nuovo film di Kong cambia le regole del gioco, creando un'atmosfera più autenticamente cinese.
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