La battaglia di Algeri - Cineclub Arsenale APS

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LA BATTAGLIA DI ALGERI

di Gillo Pontecorvo

Durata: 121'
Luogo, Anno: Italia/Algeria, 1966
Cast: Saadi Yacef, jean Martin, Brahim Haggiag


Sinossi

Algeri, 7 ottobre 1957. I parà del colonnello Mathieu circondano il nascondiglio dell'unico superstite del Fronte di Liberazione Nazionale algerino, Alì La Pointe, e minacciano di far saltare con la dinamite la casa. Questi, in attesa della morte, ripercorre con la memoria gli avvenimenti nei quali, da sfruttatore di donne e pregiudicato comune, è maturato in uomo cosciente del suo diritto alla libertà. Tre anni prima, nel novembre '54, la lotta era cominciata liberando la Casbah dai germi della malavita per fare della cittadella araba la roccaforte della rivoluzione: poi era esplosa con scontri individuali ed azioni terroristiche che avevano provocato reazioni da parte della popolazione francese. Nel gennaio del '57 erano giunti il colonnello Mathieu ed i paracadutisti che, con un'azione militare e poliziesca non priva d'intelligente organizzazione e non aliena da sistemi di tortura, avevano progressivamente smantellato l'organizzazione algerina e risalita la piramide dei collegamenti fino ad isolare La Pointe e scoprirne il nascondiglio. Morto Alì La Pointe, la rivoluzione appare sedata. Ma nel dicembre del '60 tutto ricomincia quasi per incanto e due anni dopo l'Algeria ottiene l'indipendenza.


Critica

Leone d’oro nel 1966, anche rivisto a 50 anni di distanza, “La battaglia di Algeri” rimane un film di una bellezza struggente. Gillo Pontecorvo porta sullo schermo i drammatici fatti che hanno sconvolto la capitale dell’Algeria tra il 1956 e il 1962, quando il popolo degli autoctoni si ribellò al colonialismo francese, che dominava Algeri da oltre 130 anni.

Il film è ancora un pugno nello stomaco. La sceneggiatura di Franco Solinas è assolutamente asciutta e dal ritmo densissimo. Peculiare anche la fotografia, propaggine necessaria di una filosofia creativa che ha visto Pontecorvo inscenare la storia nella maniera meno romanzata possibile. Usando una pellicola da 16mm, con sgranature nell’immagine create appositamente, così come il bianco e nero tendente al seppia, il film rende in maniera molto fedele la verità dei fatti, con un accettabile equilibrio nella narrazione, alternata più volte tra le due fazioni, piuttosto ben ponderato. Anche la scelta del cast, nel quale, se si eccettua la presenza di Jean Martin, sono tutti attori non protagonisti, va chiaramente in questa direzione, allo stesso modo della precisa datazione che praticamente introduce ogni sequenza, proprio per rendere una certa aderenza storica.

L’unico vezzo che Pontecorvo utilizza, tipico del film di fiction, è l’analessi: la scena madre in cui gli ultimi guerriglieri algerini sono tenuti in scacco dall’esercito francese del colonnello Mathieu apre il film e viene poi seguita da un lungo flashback che ne riassume la genesi, prima di giungere al finale della pellicola.

Il film si segnala soprattutto per le scene di massa, molto imponenti e particolarmente efficaci (aiutate dall’ampia libertà di cui godette la troupe, considerato l’ottimo rapporto, frutto di piani commerciali comuni, tra Italia ed Algeria all’epoca).

Da sottolineare il contributo di un Ennio Morricone inedito, ancora lontano dai successi in collaborazione con Sergio Leone, con un tema musicale lontano dalle nenie da spaghetti western, nonché la presenza accanto a Pontecorvo del grande Giancarlo Montaldo come capo della seconda unità di regia.

“La battaglia di Algeri” è in definitiva un capolavoro del cinema italiano, un pezzo di bravura di Gillo Pontecorvo, documento storiografico educativo e pedagogico, un pezzo di storia del (nostro) cinema da salvaguardare.

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