La conversazione - Cineclub Arsenale APS

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LA CONVERSAZIONE

di Francis Ford Coppola

Durata: 114'
Luogo, Anno: Stati Uniti, 1974
Cast: Gene Hackman, John Cazale, Robert Duvall, Harrison Ford


Sinossi

Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1974, tre nomination agli Oscar e quattro ai Golden Globe, un thriller psicologico diventato nel tempo un film di vero culto. Sulle note della suggestiva colonna sonora composta da David Shire e con lo straordinario montaggio sonoro di Walter Murch, un indimenticabile Gene Hackman – volto alienato, baffi, impermeabile e sassofono – veste i panni del paranoico Harry Caul, esperto di sorveglianza elettronica alle prese con un caso che potrebbe avere conseguenze drammatiche e che lo fa sprofondare in una profonda crisi di coscienza.


Critica

È bene sgombrare subito il campo da due ipotesi che finirebbero con il distorcere la valutazione di questo film. Coppola non si sta prendendo una pausa, sul piano della narrazione e su quello produttivo, dopo il successo planetario del primo Il Padrino. Anche perché, e qui veniamo al secondo argomento, non si tratta di un film scritto sull'onda dello scandalo Watergate scoppiato nella primavera del 1972 che porterà alle dimissioni di Richard Nixon il 9 agosto 1974, cioè 4 mesi e due giorni dopo la sua uscita sugli schermi statunitensi. Come Coppola ebbe modo di chiarire la sceneggiatura risaliva al periodo 1966-1969 ed era quindi estremamente lontana dalla scoperta delle intercettazioni illegali nel Comitato Nazionale Democratico.  La scelta di Gene Hackman è di quelle vincenti. Il critico Michel Cieutat nel numero 175 della rivista "Positif" definì l'attore il "Monsieur tout le monde" del cinema americano volendo con ciò inquadrarlo come l'uomo qualunque, l'uomo grigio su cui la macchina da presa può soffermarsi per indagare ciò che va al di là dell'apparenza. Nei gesti e sulle espressioni facciali di Harry Caul sembra che tutto possa scorrere senza che ne resti traccia e che questo status possa essere immodificabile. Fino a quando si apre una piccola crepa e la realtà esterna vi compie un'inattesa irruzione. C'è uno scambio di battute che ne segna il 'prima'. Quando un suo assistente gli dice che qualche volta si finisce con l'interessarsi a ciò che dicono gli intercettati Caul risponde che non sono affari suoi. Ciò che a lui interessa è che la registrazione sia chiara.  Non sarà sempre così. Anzi, di lì a poco, l'I Care (Obama era di là da venire) prenderà sempre più spazio nella sua mente. Coppola pedinerà con la camera questo pedinatore audio fino a coglierlo mentre, impegnato in una telefonata, si toglie i pantaloni terminandola in mutande. È lo spettatore a spiare chi ha fatto della privacy altrui una barriera di cartone mentre ritiene che la propria sia una muraglia inviolabile. Verrà trascinato in un labirinto che si trasformerà nello sconvolgimento di una mente in cui si è insinuato il dubbio più insidioso: quello di essersi trasformato da intercettatore in intercettato.

Giancarlo Zappoli, MyMovies.it