La donna scimmia - Cineclub Arsenale APS

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LA DONNA SCIMMIA

di Marco Ferreri

Durata: 92'
Luogo, Anno: Italia, 1964
Cast: Ugo Tognazzi, Annie Girardot, Linda De Felice
Copia restaurata da Cineteca di Bologna


Sinossi

La donna scimmia di Marco Ferreri con Ugo Tognazzi, Annie Girardot, Linda De Felice; Italia, 1964, 92'.

Anna ha il corpo coperto da una fitta peluria e per questa ragione vive isolata in un ospizio-ospedale. Un uomo di pochi scrupoli che vive d'espedienti la convince ad esibirsi come fenomeno in un baraccone. Illusa dall'attenzione che lui le dimostra, Anna accetta e l'uomo arriva anche a sposarla pur di legarla a sé.


Critica

L’ispirazione per il film venne a Ferreri e Azcona a Toledo, nell’Hospital de Taver dove si accorsero di un dipinto raffigurante una specie di “Sacra Famiglia”, in cui erano dipinti il padre, un bimbo e una madre intenta ad allattarlo. Quest’ultima però aveva una folta barba. Qualche tempo dopo Azcona venne a conoscenza della storia di una ragazzina spagnola che invocando la Vergine che la proteggesse da un gruppo di malintenzionati, si ritrovò ricoperta da una fitta peluria che la salvò. I due si interrogarono però sul proseguimento della storia, se la ragazza avesse ancora i peli sul proprio corpo o meno, e da qui prese le mosse il film, come racconta Azcona in un’intervista a Tatti Sanguineti nel 2001. Un film sempre in bilico tra umanità e cinismo, tra crudeltà e sentimento, ma anche molto poetico; alla base del racconto si insinua una critica feroce al matrimonio come convenzione sociale basato sull’opportunismo e non sull’amore, tema centrale nella maggior parte delle opere di Marco Ferreri. Inoltre, è presente una contrapposizione tra il concetto di normalità e mostruoso, infatti, se in un primo momento Antonio ci appare come una persona che va oltre le apparenze e addirittura sembra invaghirsi di una donna ricoperta di peli, presto ci accorgiamo che il suo atteggiamento è mosso solo da opportunismo, mentre Maria se ne innamora riscattandosi da quella condizione di solitudine a cui certo sarebbe stata relegata se non avesse incontrato lo sfruttatore. Quanta felicità irradia il volto dei due quando scoprono della dolce attesa di Maria: mentre la prima è mossa da un sentimento vero, Antonio già pensa a come potrà lucrare sul bambino. Un mondo grottesco quello dipinto da Ferreri, ma anche spietatamente reale, il quale a tratti ci rimanda a “La strada” di Federico Fellini e al rapporto tra Zampanò e la povera Gelsomina e che anticipa molti temi che saranno centrali nel suo cinema degli anni ‘70 e ‘80. Il film fu presentato in concorso al 17° Festival di Cannes. Assolutamente da vedere.

Michels Silenzi, wordpress.com