La guerra dei cafoni - Cineclub Arsenale APS

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LA GUERRA DEI CAFONI

di Davide Barletti, Lorenzo Conte

Durata: 97'
Luogo, Anno: Italia, 2017
Cast: Pasquale Patruno, Letizia Pia Cartolaro, Donato Paterno


Sinossi

A Torrematta, villaggio balneare sulla costa salentina, ogni estate il territorio viene idealmente tagliato in due: da una parte prendono posto i figli dei ricchi, ovvero i "signori", dall'altra ci sono i figli dei pescatori e dei contadini, ovvero i "cafoni". L'odio che reciprocamente si rivolgono è un'espressione naif, ma nello stesso tempo feroce, della lotta di classe. A capo dei rispettivi schieramenti si fronteggiano il brillante e fascinoso Francisco Marinho, e il torvo, angoloso Scaleno. Si combattono dalla culla, trascinando nella guerra i propri "soldati". Dopo una serie di episodi di guerriglia, per rappresaglia, Scaleno organizza un'aggressione alla quale parteciperà anche un sinistro rinforzo dei cafoni: quel Cugginu che, provenendo dalla città, rappresenta già la compiuta espressione dell'omologazione sociale profetizzata da Pasolini. E' lui che, affiancandosi a Scaleno, trasformerà la guerra da scontro fine a se stesso a terreno di conquista. Sotto l'influenza di Cugginu i cafoni non combatteranno più per ribadire e difendere la propria diversità, ma per diventare il più possibile simili ai nemici.


Critica

La guerra dei cafoni (...) dichiara sin dalle prime inquadrature il suo soggetto: la lotta di classe nel nostro sud a partire da ciò che per secoli ha caratterizzato i rapporti di forza tra ricchi e poveri, il latifondo, la terra dei grandi proprietari che succhiavano ogni risorsa lasciando i contadini oppressi da fatica e sofferenza. Ma come fare oggi un film su questo, e soprattutto come liberarlo sia dalla tradizione del «cinema impegnato» sul sud che dagli stereotipi di camorre&gomorre che oggi lo caratterizzano? I due registi, che film dopo film hanno costruito una narrazione capace di restituirne l'essenza profonda, scrivono (insieme a Carlo D'Amicis) una storia che è quella di un sud come laboratorio dell'Italia, delle sue trasformazioni economiche, del passaggio all'industrializzazione, della nascita di nuove classi sociali che non stanno né da una parte né dall'altra, dell'arrivo delle mafie, tipi come il Cuggino che ha i soldi, si fa l'aperitivo e tira fuori la pistola. E lo fanno con attori tutti non professionisti, che parlano in dialetto, in un mondo senza adulti, se non il proprietario del bar e un decor vintage ma privo di glucosio (somiglia al 'Moonrise Kingdom' di Wes Anderson) in cui l'azzurro di cielo e mare e il calore del sole non servono mai a sedurre come vecchie cartoline. (...) Scommettendo sulla commedia dai toni surreali Barletti e Conte reinventano il paesaggio e con esso un immaginario: denso, intimo e collettivo, avventuroso come questo bel film.

Cristina Piccino, Il Manifesto, 27 aprile 2017