LA MIRABILE VISIONE - Cineclub Arsenale APS

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LA MIRABILE VISIONE

di Luigi Sapelli

Durata: 135'
Luogo, Anno: Italia, 1921
Cast: Lambrto Picasso, Giovanna Sotto, Gustavo Salvini


Sinossi

Il film si divide in due parti, la prima ripartita a sua volta in cinque episodi: "La selva oscura", "La crudeltà che fuor mi serra", "Il veltro", "Lo pane altrui" e "L'ultimo rifugio". La seconda è divisa in tre episodi: "Amor mi mosse. Fiorenza. Rappresentazione della vita nova", "Anime crudeli. Pisa. La tragedia dell'Odio. Il conte Ugolino", "Anime affannate. Ravenna. La tragedia dell'amore. Paolo e Francesca".


Critica

Le prime notizie sulla realizzazione di La mirabile visione risalgono all'estate del 1920, quando sulle riviste di cinema si annuncia il progetto di riprodurre cinematograficamente un soggetto «genialmente concepito da Fausto Salvatori per contribuire alle Feste centenarie dantesche del 1921». Il film, definito come «rappresentazione storica del secolo XIV di Nostro Signore», è frutto della collaborazione di un équipe collaudata, che aveva da poco realizzato il grandioso film I Borgia (1920). Dell'équipe, oltre alle società citate, facevano parte il direttore artistico Caramba (Luigi Sapelli), noto soprattutto per la lunga e istrionica attività di scenografo e costumista teatrale, il poeta e librettista Fausto Salvatori, autore di poemi religiosi e soggetti per il cinema (come, ad esempio, Christus di Giulio Antamoro, 1916), tragedie, libretti d'opera, versi e inni sacri, tra cui il noto Inno a Roma, musicato da Giacomo Puccini e poi ripreso dalla propaganda fascista, e Carlo Montuori, già esperto e apprezzato direttore della fotografia. La mirabile visione uscì nell'ottobre del 1921, lanciato da una grandiosa campagna pubblicitaria e accompagnato da un libretto fotografico, corredato da ampie descrizioni degli episodi, dedicati a «vita e sublimazione poetica delle opere di Dante»: parte prima: Vita Dantis: I. La selva oscura; II. La crudeltà che fuor mi serra; III. Il Veltro; IV. Lo pane altrui; V. Ultimo rifugio; parte seconda: Visioni di vita e di poesia: I. Amor mi mosse. Rappresentazioni della Vita Nova; II. Anime crudeli. La tragedia dell'odio. Il conte Ugolino; III. Anime affannate. La tragedia dell'amore. Paolo e Francesca. Dopo le prime proiezioni, ebbe una circolazione stentata, nonostante il tentativo di distribuzione in Francia. Soltanto alla fine del 1926, a seguito di una proiezione ufficiale alla presenza di Pietro Fedele, Ministro della Pubblica Istruzione e illustre medievista, fu giudicato «strumento di alta propaganda spirituale e nazionale» e reimmesso non solo nei circuiti commerciali, ma anche nei circuiti scolastici e parrocchiali.

Il film ha struttura complessa e solenne, e il suo aspetto celebrativo, non privo di retorica, si inserisce nell'ondata di propaganda messa in atto per la ricostruzione dell'identità italiana dopo la Prima Guerra Mondiale. A fronte di questa gravità, riscontrabile nell'impianto e nei testi (e che certo dovette contribuire allo scarso successo di pubblico), l'aspetto visivo è di grande respiro, grazie al tocco magistrale di Caramba, il quale, come recitano i titoli di testa, «anima la visione» muovendo sapientemente gli attori e le masse, creando ambientazioni sontuose e curando con maestria i costumi, in un perfetto equilibrio tra filologia e creatività. Di grande suggestione sono le riprese in esterni, soprattutto quelle girate dal vero a Roma e a Verona. In particolare sono notevoli quelle relative all'ambasceria di Dante a Roma (parte I, episodio II, La crudeltà che fuor mi serra), in cui la delegazione fiorentina attraversa a cavallo la campagna romana, tra ruderi e acquedotti antichi, mescolandosi ai pellegrini dell'Anno Santo, o le inquadrature in cui il poeta viene ripreso in meditazione tra le antichità romane. Ne scrisse Arduino Colasanti: «Niente fin qui del genere mi era accaduto di vedere, così scrupolosamente diligente nella ricostruzione dei luoghi e delle cose, nella raffigurazione delle persone; così sapientemente pittorico nel taglio dei quadri, degli sfondi, degli scenari; così accuratamente ricco e caratteristico negli aggruppamenti dei protagonisti e negli inquieti movimenti delle moltitudini».

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