La signora di Shanghai - Cineclub Arsenale APS

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LA SIGNORA DI SHANGHAI

di Orson Welles

Durata: 86'
Luogo, Anno: USA, 1947
Cast: Rita Hayworth, Orson Welles, Everett Sloane


Sinossi

Michael O'Hara è un marinaio disoccupato che una sera salva da un'aggressione la misteriosa ed affascinante Elsa Bannister. Per ricompensa, il marito di lei, Arthur, potente avvocato, lo assume sul suo yacht, ma il marinaio si fa coinvolgere dalla sensualità della donna e accetta di collaborare col marito in un finto suicidio. Tuttavia, il gioco si fa pesante e Michael si rende conto di essere stato usato da entrambi.


Critica

Ci si può emozionare immedesimandosi in Michael O’Hara, nel suo sguardo misterioso e nel suo animo puro e naif. Ci si può suggestionare con i contrasti tra luci e ombre e con lo straordinario gioco di specchi del finale. Si può restare ammirati a notare i numerosi carrelli e i piani sequenza che danno fluidità e tensione al film o le angolature da cui Welles decide di riprendere i penetranti dialoghi che riempiono la sua vibrante trama noir. O si può semplicemente godere di un film straordinario e al tempo imperfetto, con Welles un po’ distratto nella recitazione, ma nei panni di un personaggio unico e indimenticabile. Benché sia troppo raffinato per essere un marinaio, Michael O’Hara è una perfetta vittima di questo mondo: libera e sola, indipendente e miserabile, ingenua e istintiva. Creatura perdente per scelta: libero, forte e fiero, ma soggiogabile agli inganni di uomini e donne astuti e senza scrupoli. In un dialogo chiave del film la bella e fatale Elsa rammenta a Michael il benessere che trae chi riesce a seguire e a mantenersi fedele alla propria natura e così questi, con la tempra e il carattere dei grandi, riesce a mantenersi savio, nobile e vulnerabile, rimanendo coerente alle sue emozioni e sostenendole con coraggio e perseveranza. Ancora una volta il cinema hollywoodiano degli anni Quaranta, in più sotto la mano sapiente di un grande autore, si dimostra ad uso delle classi, e pertanto classico: “La signora di Shanghai” è un film che riesce ad avere più intelligenza di chi guarda, che travalica i generi e i contesti temporali rimanendo potente e attuale, e in grado – con un implicito elogio agli errori e all’imperfezione – di raccontare una filosofia unica e di suggestionare lo spettatore senza rinunciare a emozionarlo. Il grande regista americano – che si ritaglia addosso un personaggio dalle idee chiare ed evidenti (ha combattuto in Spagna, contro Franco) – si concentra sulla forza delle scelte etiche e sulla logorante distruttività dell’ambizione e ci regala un’ammirevole e illuminante visione del mondo: quella del marinaio O’Hara, che “ha girato troppo il mondo, per poterlo conoscere veramente”.

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