L’anima Nera di Donald Trump – The Nazi Hustle - Cineclub Arsenale APS

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L’ANIMA NERA DI DONALD TRUMP – THE NAZI HUSTLE

di Riccardo Valsecchi

Durata: 57'
Luogo, Anno: USA, 2016
Cast:


Sinossi

In prossimità dei risultati della corsa alla Casa Bianca, che vede da un lato Donald Trump e dall’altro Hillary Clinton, il documentario affronta in modo circostanziato l’oscura ipoteca neonazista sulle prossime elezioni presidenziali americane a carico di Donald Trump, che oggi può contare sull’imbarazzante appoggio di David Duke, leader dei neonazisti americani.
Ex Gran Maestro del Ku Klux Klan, antisemita e negazionista convinto sostenitore della supremazia bianca, Duke ha trascorso tre anni in Italia per riunire l’estrema destra europea. È ricomparso sulla scena come candidato al Senato ed è convinto sostenitore di Trump.
Attraverso preziose testimonianze di esperti internazionali, membri della polizia e attivisti neonazisti, l’autore fornisce una chiara testimonianza del ruolo di David Duke nell’istigazione di azioni criminali a sfondo razzista. Dal documentario emerge un sottobosco di connessioni politiche e attività illegali che hanno sostenuto Duke durante la sua permanenza in Europa. Tra questi: ufficiali dell’esercito italiano, politici e parlamentari europei, esponenti di gruppi come Hezbollah e il World National Conservative Movement.
Associazione, quest’ultima, che riunisce tutti i gruppi di estrema destra occidentali con la terrificante strategia di creare un impero mediatico online attraverso il quale diffondere paura, odio razziale e controinformazione di natura complottistica volta a creare un clima di sfiducia nella democrazia e ad identificare nella causa antisemita la soluzione a tutti i mali.


Critica

Chi vota Donald Trump? E’ questa la domanda che, sin dalla prima vittoria alle primarie repubblicane, è rimbalzata tra media mainstream e i salotti buoni mondiali, soprattutto nel cuore di quell’Europa sempre pronta a farsi sorprendere, infastidita, dai colpi rabbiosi di un disagio popolare crescente. Il tycoon newyorkese, partito come l’outsider stravagante da deridere, è diventare, ad un passo dallo Studio Ovale, il paladino mondiale delle destre estreme e populiste. E’ stato davvero facile per i liberals ironizzare sulla sua capigliatura, sulle sue smorfie e sul suo eloquio (fenomenale da questo punto di vista l’imitazione di Alec Baldwin al SNL) . Eppure, il clown, accreditatosi come il nemico del politicamente corretto e dell’establishment, soprattutto del proprio partito (chiedete al povero Paul Ryan), è diventato il paladino di quegli uomini ormai diventati senza punto di riferimento. The Donald, pur odiato da tutte le minoranze etniche statunitensi (è riuscito, praticamente, a insultare chiunque), è riuscito a diventare l’eroe di quella classe media, fatta da bianchi poco istruiti e sull’orlo della povertà, che identifica il proprio lento declino demografico e politico con fantomatici nemici. Gli afroamericani, i latinos, la Cina, i musulmani, la Silicon Valley o Hillary, sono tutti ottimi capri espiatori con cui attaccare battaglia, guidati dal nuovo rumoroso, affasciante, condottiere. Un “dux” dai capelli paglierini e le cravatte rosse che guiderà questi uomini, schiacciati nella loro angoscia di essere accerchiati, verso la pace armata dell’isolazionismo e del conservatorismo sociale.

E’ onestamente facile, cercare il successo di Trump, nel cuore nero di un’America intollerante, stanca e spaventata. Ha buon gioco l’italiano Riccardo Valsecchi con L’anima nera di Donald Trump a trovare il terribile David Duke e a investirlo del ruolo di simbolo vivente della nascente nazione Trumpiana. Razzista e antisemita, Duke è stato per anni capo di una fazione del Ku Kux Klan e ora è un rispettato opinion leader della destra estrema. Il suo convinto supporto per la causa repubblicana, i suoi proseliti per sostenere la campagna del tycoon, anche se motivati da meri tornaconti personali (Duke ammette candidamente che il successo di Trump è la via migliore per lanciare la propria scalata politica), sono esempi concreti di un legame innegabile tra la destra più estrema e il candidato del GOP. Sempre pronto a ostentare una rarefatta calma, come un vecchio gerarca fascista in esilio, Duke con i suoi deliri e con la sua placida violenza, sottolinea più di altri, il rapporto che è nato tra l’imprevedibile affermazione del tycoon e il risveglio delle correnti suprematiste del sud statunitense, dai vari gruppi filonazisti e nostalgici fino al movimento indipendentista texano. Valsecchi, però, nel schierare il ticket Trump-Duke, sembra nascondersi dietro lo scontento ritratto del folle razzista, rispondendo alla decisa domanda elettorale iniziale con la risposta più banale e consolatoria: “Trump è votato dai matti e dai fascisti”. Cosi, però, non solo si compie una sintesi errata e superficiale ma s’ignora deliberatamente il fatto che nel nome di Trump si è creato, anche se in molti casi mal volentieri, un compromesso tra i vecchi esponenti del partito (Rudy Giuliani, Newt Gingrich) e la destra evangelica, tra i Tea Party e le lobby delle armi. Un minestrone che ha avuto modo di esaltare la base più stanca, pronta a sostenere contro tutto e tutti il proprio Obama di destra.

Luca Marchetti, Sentieri Selvaggi