Critica
Uno dei migliori film italiani della Mostra (e sono tantissimi, sicuramente troppi) è Las Leonas. È un documentario, presentato alle Giornate degli Autori. È diretto da Chiara Bondì e Isabel Achaval, italiana e argentina, ed è prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti. Ve lo consigliamo!
È la storia di una comunità piccola, vivace e combattiva: le donne latino-americane immigrate a Roma, provenienti da paesi dove l'amore per il calcio è talmente forte che anche le ragazze lo giocano con passione. Las Leonas racconta la storia di un torneo al quale partecipano varie squadre, e alla maggioranza di giocatrici sudamericane si uniscono cinesi, marocchine, capoverdine e altre etnìe. Ma naturalmente il film non è "solo" calcio, anzi: Bondì e Achaval, le registe, seguono alcune di queste donne nel loro quotidiano, permettono loro di raccontare le proprie storie. Molte lavorano a Roma come badanti o addette alle pulizie. Alcune hanno un vissuto pesante e doloroso alle spalle. Tutte hanno per il calcio una passione che sconfina nell'orgoglio: non è solo un gioco - come ogni tifoso ben sa - ma una forma di affermazione, un modo di vivere anche fuori del lavoro (che per molte di queste donne è H24), una valvola di sfogo e un veicolo di identità.
Moretti, produttore e amico delle due registe, compare in due scene: dà i premi alle squadre, a fine torneo, e si occupa dell'acquisto delle coppe. Quest'ultima è una scena molto buffa, in un negozio che vende esclusivamente trofei: Nanni esamina le varie coppe assieme alle organizzatrici e quando scelgono per la squadra vincitrice una coppa "bagnata in argento" commenta: "Però, una bella spesetta!". Ma alla fine si presta volentieri. "Gli abbiamo chiesto di girare questa scena la sera prima - dicono le registe - altrimenti, se avesse avuto tempo di pensarci, si sarebbe rifiutato". Il produttore sorride e fa capire che, per questo piccolo e simpaticissimo progetto, avrebbe fatto questo ed altro. Si può dire che Las Leonas è la faccia "italiana", femminile e serena di Santiago, Italia. Un film che regala 80 minuti di speranza.
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