Mamma Roma - Cineclub Arsenale APS

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MAMMA ROMA

di Pier Paolo Pasolini

Durata: 114'
Luogo, Anno: Italia, 1962
Cast: Anna Magnani, Franco Citti, Ettore Garofalo


Sinossi

Nell’opera letteraria di Pasolini, le madri sono spesso ferali divinità incombenti sul destino dei figli. Non fa eccezione Mamma Roma, ex prostituta che sogna per il figlio adolescente Ettore un avvenire conformista e piccolo-borghese. Senza accorgersene, lo spinge verso l’infelicità e la morte. Dietro la tragedia di madre e figlio, il film descrive i primi segni della trasformazione di un paese che sta perdendo e corrompendo i suoi caratteri originari.


Critica

Questi i fatti di Mamma Roma, dai quali forse non si può capire che in realtà il film è composto di due parti che scorrono parallele senza mai congiungersi veramente: la parte di mamma Roma e la parte di Ettore. Nell'intenzione del regista, queste due parti dovevano amalgamarsi, illuminandosi e completandosi a vicenda; ma questo non è avvenuto: le due parti stanno l'una accanto all'altra senza fondersi, come l’olio sta accanto all'aceto. Madre e figlio si incontrano, è vero, ma mai su un terreno veramente necessario ed essenziale; anche senza sua madre Ettore sarebbe quello che è e viceversa. In realtà mamma Roma è una prostituta ed Ettore un piccolo vagabondo; il fatto di essere madre e figlio non ha carattere determinante. E non lo ha, ovviamente, perché il regista non l'ha sentito così. D'altra parte questo sentimento di Pasolini non è di uguale intensità. Forte e profondo per tutta la parte di Ettore, quasi scompare in quella di mamma Roma. Così che alla fine si riporta l'impressione che il titolo del film tragga in inganno e che la storia principale e quella di Ettore e non quella di sua madre.

Che questo sia vero lo dimostra un esame anche superficiale e parti. La poesia elegiaca e civile, decadente ed epica di Pasolini si desta soltanto quando segue Ettore e i suoi compagni nei loro vagabondaggi, nei loro amori e nelle loro imprese ladresche per i prati della periferia, tra i ruderi romani e i casamenti popolari di cemento armato. Tutte le sequenze che riguardano Ettore e i suoi amici sono bellissime, rappresentano un progresso rispetto ad Accattone che non ha cose così delicate ed ineffabili, e fanno rimpiangere il film di soli ragazzi che Pasolini avrebbe potuto fare e non ha fatto. È stato detto che Pasolini è un artista il quale, in Accattone come nei romanzi, non parla mai delle cose che gli premono veramente cioè di se stesso. Ebbene, questa volta Pasolini in tutte le parti che riguardano Ettore è riuscito a fare di solito gli riesce soltanto nelle poesie: ha parlato di se stesso con la sua voce più autentica e più intima. Fino alla morte mantegnesca di Ettore nella quale, con un po' di narcisismo, ha vagheggiato la propria morte.

Alberto Moravia L'Espresso 30/09/1962