Metropolis - Cineclub Arsenale APS

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METROPOLIS

di Fritz Lang

Durata: 149'
Luogo, Anno: Germania, 1927
Cast: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge ,Fritz Rasp, Theodor Loos, Erwin Biswanger, Heinrich George
Copia restaurata da Cineteca di Bologna


Sinossi

Alla sua uscita, nella primavera del 1927, Metropolis aggredisce e sconcerta il pubblico dell’epoca. Si trasformerà in un film d’impatto inesauribile sull’intera storia del cinema, capostipite della fantascienza, capace di nutrire ogni nuova visione ‘assolutamente moderna’, fino a Brazil, a Blade Runner, ad Avatar. Fantasia distopica su un mondo verticalmente diviso, l’avveniristica città dell’intelletto e del potere e il sottosuolo della forza lavoro, Metropolis è un capolavoro laddove trascende il proprio mai risolto messaggio sociale (rivoluzione o conciliazione?): nella prodigiosa intuizione con cui osserva una città vera, New York, e la ricostruisce come grandiosa icona d’ogni futuro oltreumano. Straordinari effetti speciali, movimenti di masse in rivolta, trecento giorni di riprese, trentaseimila comparse, cinquecento grattacieli di settanta piani, e al centro di tutto l’ambigua Maria, vergine e androide: “Uno dei film più stupefacenti del cinema espressionista tedesco, uno dei rari film muti in grado di rappresentare ancora qualcosa per il grande pubblico di oggi.” (Jacques Lourcelles)


Critica

Metropolis è una città del futuro, caratterizzata da un forte sviluppo tecnologico e da una netta contrapposizione tra la classe dei lavoratori e quella dei milionari. I lavoratori, sottoposti a un regime duro, vivono nei sotterranei. Sono guidati da Johann Fredersen, che dall'alto della grande torre controlla le attività produttive. Suo figlio Freder vede casualmente emergere dalle profondità di Metropolis un gruppo di bambini poveri accompagnati da una giovane donna, Maria. Colpito dalla miseria dei ragazzi e dalla bellezza della donna, Freder penetra nei sotterranei, scopre lo spazio della fabbrica e decide di scambiare la propria vita con quella di un operaio. Nelle catacombe, il livello più profondo della città, Freder incontra Maria, che ispira negli operai una moralità cristiana. I due giovani si innamorano. Intanto Fredersen si reca dallo scienziato Rotwang, che ha costruito un robot capace di agire, e gli suggerisce di rapire Maria per dare al robot le sue fattezze, costruendo così un doppio diabolico. Dopo la trasformazione, Freder sorprende il padre con la falsa Maria e ne è traumatizzato; nel delirio della febbre Maria gli appare come un'immagine del peccato. Intanto il robot aizza la rivolta operaia: i lavoratori distruggono le macchine, provocando l'inondazione della città. Freder e la vera Maria, finalmente libera, salvano i bambini dalla catastrofe, mentre gli operai catturano il robot e lo bruciano come una strega. Nel duello finale Freder elimina Rotwang e sancisce poi l'accordo tra il tecnocrate e i lavoratori. Come recita l'aforisma del film: "Mediatore tra il cervello e le mani dev'essere il cuore".

Massimo sforzo produttivo dell'industria cinematografica tedesca, Metropolis affronta un nodo storico essenziale, gli effetti disumani dell'industrializzazione, proponendo una ricomposizione simbolica del conflitto tra tecnologia e lavoro, tra padroni e operai. Ma soprattutto si tratta di una grande esperienza di messa in scena, che punta a sviluppare e a valorizzare tutte le potenzialità tecniche, formali ed emozionali del cinema. Fritz Lang realizza uno spazio complesso e spettacolare che garantisce una sorta di monumentalizzazione degli scenari, delle situazioni e degli eventi. Le scenografie non solo disegnano la metropoli del futuro, con riferimenti a New York e all'architettura utopica del futurismo e dell'espressionismo, ma costituiscono a volte sintesi di particolare suggestione con l'architettura e l'arte europea, da Bruegel al Jugendstil, dall'arte meccanomorfa al Bauhaus. Lo spazio di Lang, realizzato anche grazie a una tecnica di effetti speciali inventata da Schüfftan, costituisce una figurazione intensiva della modernità e delle sue contraddizioni. Il regista delinea il mondo delle macchine con una forza espressiva nuova e, al tempo stesso, sviluppa le potenzialità comunicative e formali della messa in scena cinematografica, lavorando sulla composizione visiva e sui ritmi.

Le configurazioni visive puntano a costruire strutture geometriche, in cui la varietà degli elementi è ricondotta a un principio formale. Dove è possibile, inoltre, Lang tende a ricondurre gli spazi e le inquadrature a una struttura simmetrica. La distribuzione degli operai, in particolare, assume configurazioni che riflettono il modo d'essere dei lavoratori e la loro funzione sociale e politica. All'inizio essi sono disposti a rettangolo e procedono con grande lentezza, attestando così la durezza del lavoro cui sono costretti; durante la rivolta si dispongono in maniera caotica e magmatica, per sottolineare la mancanza di finalità costruttive della ribellione; infine, mentre si apprestano ad un accordo con l'industriale, si sistemano ordinatamente a cuneo, come una struttura geometrica definita e operante, capace di svolgere un ruolo sociale attivo e produttivo. Sono questi modelli di forte figurazione del visibile che distaccano nettamente Lang dall'espressionismo e sottolineano la sua intenzione di inscrivere le idee nella composizione visiva.

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