Mr. Vendetta - Cineclub Arsenale APS

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MR. VENDETTA

di Park Chan-wook

Durata: 129'
Luogo, Anno: Corea del sud, 2002
Cast: Song Kang-ho, Doona Bae, Lim Ji Eun, Bo-bae Han, Kim Sedong, Lee Dae-yeon


Sinossi

Ryu è un giovane sordomuto dai verdi capelli che lavora in fabbrica per sostentare la sorella in continua dialisi e in disperata attesa di un trapianto di rene. Ryu non è un donatore compatibile e le attese sono troppo lunghe, così inizia il suo calvario: il giovane contatta un'associazione criminale alla quale cede un suo rene e tutti i suoi risparmi, in cambio di un rene compatibile. Gli prendono il rene e i soldi, ma non riceve niente in cambio. Intanto lo licenziano. Nel frattempo, guarda il caso burlone, si è reso disponibile un rene per la sorella, ma Ryu non ha più i soldi per affrontare l'operazione. La sua ragazza lo spinge verso quella che lei ritiene l'unica soluzione: rapire la figlia di Dongjin, il padrone della fabbrica, per ottenere un riscatto.


Critica

Park Chan-wook sente sempre la necessità di far entrare il proprio spettatore in contatto con il mondo esperito dal protagonista, ma come fare quand'esso è un sordomuto? Il raccontarsi è centrale in tutta la trilogia e sarà un problema solo apparentemente risolto in "Lady Vendetta" con la voce fuori campo che narra le gesta di Geum-ja come se fosse l'eroina di una fiaba gotica: la psiche e la storia dei personaggi predispongono il dispositivo di messa in scena e dettano l'incastro narrativo. L'incipit che delinea il rapporto passato e presente dei due fratelli è delegato a un programma radiofonico dove la conduttrice legge le lettere che gli invia Ryu - successivamente, durante le indagini, la speaker del programma darà al signor Park degli acquerelli spediti dal ragazzo, tra i quali l'istantanea che dipinge l'annegamento della bambina, rivelando al padre la verità sull'incidente (per Park Chan-wook solo l'immagine ci può rivelare qualcosa). Per la comunicazione verbale Ryu utilizza il linguaggio dei segni e il regista sostituisce, alla voce over e ai dialoghi, sottotitoli e cartelli. Il mutismo che imprigiona il personaggio diviene quindi parte integrante dell'opera.

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