Musikanten - Cineclub Arsenale APS

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MUSIKANTEN

di Franco Battiato

Durata: 92'
Luogo, Anno: Italia, 2005
Cast: Alejandro Jodorowsky, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Juri Camisasca, Chiara Conti


Sinossi

Una sceneggiatrice televisiva vive un'esistenza schiva e povera di rapporti interpersonali. Si concentra soltanto sul suo lavoro e ha un'unica grande passione, l'opera del celebre compositore tedesco. Marta, insieme al suo amico Nicola, presenta al direttore della rete per cui lavora, un nuovo progetto su discipline non scientifiche attraverso il quale conosce un guru che la sottopone ad ipnosi. Ossessionata da Beethoven, dalla sua figura, dal suo genio, Marta ne ascolta ripetutamente la musica fino al giorno in cui, attraverso l'ipnosi, si ritrova a vivere nella sua stessa epoca, precisamente nel 1826 e a scoprire di essere stata il principe Lichnowsky, amico del compositore...


Critica

Abbandonata ogni parvenza autobiografica Battiato decide con il consueto stile libero e provocatorio, di immergersi completamente nella vocazione “esperienziale” del suo cinema. Un cinema che, nelle intenzioni, è un tutt’uno con il resto della sua produzione artistica. Capace quindi di mischiare senza soluzione di continuità alto e basso, pop e musica classica, esoterismo e gusto per il nonsense, sincretismo religioso e poesia. Alla ricerca di quegli sprazzi di Infinito rappresentati qui dal sogno che è al centro di tutta l’operazione.Nasce da una seduta di ipnosi regressiva, del resto, il Beethoven di Battiato. Il ricordo della vita precedente di un’autrice televisiva (Sonia Bergamasco) intenta a raccogliere col suo collega (Fabrizio Gifuni) materiali per un programma sui ricercatori dell’inconscio e dell’irrazionale. Era forse questo il progetto originario dell’autore (ci tornerà in seguito, con i suoi documentari), diluito, in fase di scrittura, con l’amico filosofo Manlio Sgalambro. Nasce così un ritratto inedito del compositore tedesco e dei suoi ultimi giorni, in un tentativo di riflessione sulla creatività e il suo fardello. Non una rievocazione storica, quindi, ma un luogo senza tempo dove presente e passato parlano con una sola voce. Il tutto racchiuso da una cornice immersa nei falsi valori di una contemporaneità vista come desolante, dove la cultura non ha futuro e la politica non è altro che abbrutimento ai confini della distopia.

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