NinÌ TirabusciÒ, la donna che inventÒ la mossa - Cineclub Arsenale APS

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NINÌ TIRABUSCIÒ, LA DONNA CHE INVENTÒ LA MOSSA

di Marcello Fondato

Durata: 118'
Luogo, Anno: Italia, 1970
Cast: Monica Vitti, Claude Rich, Gastone Moschin, Pierre Clémenti, Peppino De Filippo, Nino Taranto


Sinossi

Maria Sarti, una giovane romana che recita in piccoli teatri all'aperto, sogna di diventare una vera attrice di prosa. Dopo alcune infelici esperienze - dapprima con un attore di varietà poi in una compagnia di napoletani che recitano Shakespeare in dialetto - è costretta dalla fame a improvvisarsi cantante in un cabaret di Napoli. Inventrice della "mossa" - un movimento d'anca che manda in visibilio un pubblico di provinciali - Maria scandalizza i benpensanti e subisce un processo per oscenità dal quale esce assolta. Trasferitasi poi a Torino, diventa il richiamo della "buona società", fa innamorare di sé un giovane ufficiale e sfida a duello una dama dell'aristocrazia. Sempre in cerca del vero amore - s'era innamorata al principio della carriera di Antonio, un povero pianista di idee socialiste, poi emigrato in America - Maria si unisce infine a un gruppo di futuristi, salvo abbandonarli, delusa, per ripetere, di fronte ai soldati in partenza per il fronte, la "mossa" che l'a resa celebre.


Critica

Bella, ironica, dolce e complessa Monica Vitti. La sua voce roca rispetta i tempi della commedia; raro un corpo d'attrice come il suo, di donna affascinante alla quale era consentito di sollecitare la risata delle platee. Nella matura fisicità dei suoi trentanove anni, venne scelta per interpretare il personaggio di Maria Sarti, attrice di provincia con velleità drammatiche, costretta alla fame dalla scarsità di ruoli. La Vitti abbracciò Maria con affetto sentito, tanto da incorporarla quasi letteralmente, immedesimandosi in una donna che, a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, era troppo avanti col pensiero per essere capita.Nella storia pensata da Fondato, già sceneggiatore per Comencini, Tessari, Bava, Steno, e qui alla terza regia dopo I protagonisti e Certo, certissimo, anzi… probabile, la Sarti è una donna che ragiona col cuore; in ogni scelta è guidata dall'amore per il teatro, ed i tentativi di imbastire una vita sentimentale la fanno rimbalzare, con esiti tragicomici, da un musicante socialista ad un ufficiale sabaudo ad un tronfio pseudo-filosofo futurista. A seguirla nelle peripezie c'è l'uomo che più la ama e la desidera: un funzionario di polizia, interpretato da Gastone Moschin, che si nasconde timidamente dietro il moralismo della legge, ma freme per la trepidazione di un desiderio inespresso. Maria finisce di frequente, per una ragione o per un'altra, per mettersi nei guai, tanto da essere schedata e quindi – in un'epoca di rapidi mutamenti sociali – perseguitata, colpevole di non essere abbastanza "calma": tutte occasioni che il poliziotto sfrutta per sfiorarne la vitalità e la sensualità eccezionale. Fotografato da Carlo Di Palma, il set di Fondato restituisce lo spirito del passaggio di secolo; anche la scelta di ispirarsi alla storia dell'inventrice della "mossa" – in realtà identificata nella romanissima Maria De Angelis, in arte Maria Campi – è proficua, per la capacità di mescolare sacro e profano, arte e vita quotidiana, spettacolo e richiesta di giustizia sociale. Ma, sopra tutto e tutti, troneggia lo sguardo noncurante della Vitti, il suo sorriso al contempo ironico e indulgente, la sua voce malinconica e dolceamara.

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