NON SI PUO MORIRE BALLANDO - Cineclub Arsenale APS

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NON SI PUO MORIRE BALLANDO

di Andrea Castoldi

Durata: 85'
Luogo, Anno: Italia,2019
Cast: Salvatore Palombi, Mauro Negri, Gianni Quillico


Sinossi

Una bella favola sui sentimenti che viaggia su binari paralleli, da una parte il limite della vita, della scienza e della medicina e dall'altra la forza dell'amore e degli affetti.


Critica

Gianluca è in ospedale con una diagnosi che gli concede ancora tre mesi di vita. Ha una malattia rara provocata da “cellule dormienti”. Suo fratello Massimiliano lo assiste costantemente. Quando viene a conoscenza di un vecchio studio sull’argomento, pubblicato molti anni prima ma poi abbandonato e mai ristampato, si dà da fare per ottenerlo e si impegna per metterne in pratica la teoria: far rivivere al paziente alcune emozioni potrebbe ‘risvegliare’ le cellule.

Andrea Castoldi con questo film mette finalmente in gioco i sentimenti basandosi su un’esperienza diretta che lo ha visto assistere una persona cara.

Che il coinvolgimento emotivo sia forte lo si comprende anche dalla frase che accompagna il titolo: “La vita altro non è che una distesa di fiori profumati con una lavatrice rotta piazzata nel mezzo”. È al ricordo di questi fiori che, nel momento in cui la lavatrice rotta finisce con il dominare la scena, ci si deve appellare per aiutare chi finisce con l’essere concentrato sulla sofferenza. Si possono allora affrontare i ricordi dei momenti più emozionanti vissuti nel passato per provare a ripartire.

Ciò che però più conta è l’analisi profonda, perché vissuta, dell’atteggiamento di chi assiste al possibile progressivo degrado di una persona a cui vuole bene. Chiunque l’abbia sperimentato sa come la struttura ospedaliera, per la sua stessa natura e non per malanimo, tende a rendere i parenti passivi. Sono i medici e gli infermieri a doversi occupare del malato. Gli altri debbono attenersi al ruolo di coloro che assistono ma che con la loro presenza possono sostenere chi soffre. Massimiliano fa di più: mettendo a rischio anche la propria unità familiare, guidato dall’amore fraterno.

Il Castoldi soggettista e sceneggiatore a capo di una produzione davvero indipendente centra quindi l’obiettivo. Il Castoldi regista si è invece forse fidato troppo del casting director e del montatore perché quando si hanno due protagonisti (e non solo loro) del valore di Salvatore Palombi e Mauro Negri è indispensabile che tutti, anche l’ultimo dei comprimari, siano all’altezza. Qui invece qualcuno interpreta il proprio ruolo con accenti amatoriali. C’era poi un finale (attenzione: non facciamo spoiler) che era perfetto come chiusura della narrazione. Gliene vengono aggiunti altri tre, uno dei quali vuole sottolineare il senso della vicenda (come se non lo avessimo già compreso) e un altro è decisamente ripetitivo e ridondante. Non sono peccati veniali ma comunque nel complesso non intaccano l’originalità dell’assunto.

Giancarlo Zappoli, Mymovies.it