Nosferatu il principe della notte - Cineclub Arsenale APS

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NOSFERATU IL PRINCIPE DELLA NOTTE

di Werner Herzog

Durata: 107'
Luogo, Anno: Francia/Germania, 1979
Cast: Klaus Kinski, Bruno Ganz, Isabelle Adjani, Jacques Dufilho, Clemens Scheitz, Walter Ladengast


Sinossi

Chiamato nei lontani Carpazi per trattare un affare immobiliare, Jonathan Harker incontra nel suo castello il conte Dracula che si rivela essere Nosferatu, il non-morto. Il mostro dopo aver vampirizzato l'ospite parte per seminare la peste in Olanda, ma Lucy, la moglie di Jonathan, riuscirà a sconfiggerlo sacrificando la propria vita.


Critica

Il “nuovo cinema tedesco” volta le spalle e guarda dietro di sé, a quello spicchio di anni in cui la cinematografia germanica svettò, al pari di quella sovietica, al di sopra del resto del mondo. Pochi anni, nella tumultuosa Germania della Repubblica di Weimar, prima della vittoria del nazismo e del ritorno alla barbarie. Pochi anni in cui l’ingegno di alcuni cineasti – oltre a Murnau Fritz Lang, Georg Wilhelm Pabst, Paul Leni, Robert Wiene – cambiò la prospettiva del cinema, e così facendo anche la prospettiva con la quale leggere e decodificare la società. Per questo nel vampiro messo in scena da Murnau c’è già l’ombra lunga di Hitler e allo stesso tempo la radicale negazione di una socialdemocrazia malata, che ha mandato a morte gli avversari politici – la distruzione della Lega Spartachista è del 1919 – e non sa uscire dal cono d’ombra di un’oligarchia ferale, immortale come il succhiasangue che viene dalla Transilvania.

Herzog non ha più bisogno nel 1979 di questa interpretazione della vicenda, perché il nazismo, la predazione notturna e lo sterminio non sono più metafore possibili, ma la crudele verità storica che una nazione divisa a metà porta sulle proprie spalle ogni singolo giorno. Il suo Dracula non è dunque l’immagine di un pericolo, ma del Male assoluto, dell’ontologica natura ferale dell’uomo, dell’impossibilità di sconfiggere il demone che affligge l’umanità. Il rituale del suggere con cui Dracula fa sua la bella Lucy Harker – Herzog, chissà perché, decide di invertire i nomi delle due donne protagoniste, facendo di Lucy la moglie di Harker – termina con la morte dell’ingordo vampiro, incauto nel non rendersi conto dell’avvento dell’aurora. Ma la luce può pietrificare il mostro, che non svanisce più nell’alba (il tempo degli effetti ottici è finito, la materica realtà rivendica il proprio spazio), non ucciderne l’essenza. Così è Harker, tornato con la febbre cerebrale dal suo viaggio all’estero, dove ha visto l’orrore nascere dal buio della notte e brulicare come i topi portatori di peste che infestano le bare trasportate dalla nave, a diventare Dracula, in un passaggio di consegne filosofico e spirituale.

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