Critica
Bernardo, Ivana e Giovanna sono fratelli ma non si frequentano da cinque anni, perché ognuno si è allontanato per seguire la propria strada: il primo gestisce un maneggio, la seconda i cantieri edili, la terza è estetista e intrattiene relazioni con ragazzi molto più giovani di lei. La loro madre è mancata tempo addietro, e il padre Arnaldo, un professore universitario che è sempre stato un genitore scorbutico e assente, ha appena avuto un attacco cardiaco. Il medico dell'ospedale dove l'anziano docente è ricoverato stabilisce che l'uomo, quasi cieco, possa essere mandato a casa in dimissione protetta restando in capo alla struttura sanitaria ma avendo la possibilità di trascorrere i giorni che gli restano insieme ai propri cari.
I fratelli tirano a sorte e tocca a Bernardo occuparsi del padre, il quale gli confessa il rimpianto di non aver mai fatto insieme ai figli il viaggio a Parigi di cui avevano spesso parlato. Bernardo e Ivana decidono di caricare il padre su un camper e portarlo in giro per il maneggio facendo finta di essere in rotta per la capitale francese, coinvolgendo anche la riluttante Giovanna.
Pare parecchio Parigi nasce da una storia vera raccontata al regista-sceneggiatore Leonardo Pieraccioni, come sempre anche attore protagonista del film: due fratelli avevano portato il padre morente a fare un "viaggio a Parigi" in camper, in realtà girando in tondo nei paraggi di casa (e dell'ospedale più vicino).
Purtroppo però l'idea ispiratrice del film, che Pieraccioni ha scritto insieme ad Alessandro Riccio da un soggetto cofirmato con Filippo Bologna, non trova mai uno sviluppo narrativo all'altezza della premessa: tanto il camper con a bordo il padre gira a vuoto all'intero del maneggio di Bernardo, quanto il film si attorciglia intorno allo spunto comico iniziale senza mai raggiungere quell'escalation di gag che potrebbero renderlo davvero divertente.
La stessa idea di partenza richiama alla mente il magnifico Goodbye, Lenin!, che invece creava una serie di situazioni memorabili legate alla ricostruzione di una realtà parallela a beneficio del genitore ricoverato (in quel caso una madre). Pieraccioni, insieme a Giulia Bevilacqua e Chiara Francini nei panni delle sorelle Ivana e Giovanna, cerca di dare sprint a una sceneggiatura stanca e povera di guizzi creativi. Funzionano meglio i siparietti di Massimo Ceccherini e Gianna Giachetti nei panni di un vicino paranoico e di sua madre, i cammei di Andrea Muzzi e Giancarlo Ratti, e soprattutto il duo comico di operai che devono improvvisarsi doganieri e parlare in un francese maccheronico interpretato da Massimiliano Galligani e il cosceneggiatore Alessandro Riccio.