PER LE ANTICHE SCALE - Cineclub Arsenale APS

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PER LE ANTICHE SCALE

di Mauro Bolognini

Durata: 105'
Luogo, Anno: Italia, 1975
Cast: Marcello Mastroianni, Françoise Fabian, Marthe Keller, Lucia Bosè, Adriana Asti


Sinossi

Negli anni Trenta uno psichiatra convinto che sia incominciata per lui la deriva verso la follia, decide di correre ai ripari in una maniera abbastanza anomala. Cerca infatti di isolare il bacillo della malattia.


Critica

Tratto dall’omonimo romanzo di Mario Tobino pubblicato nel 1972, “Per le antiche scale” è l’ennesima perla cinematografica firmata da un grande regista: Mauro Bolognini. Girato con eleganza e classe magniloquente (e con l’intervento fondamentale e decisivo della superba fotografia di Ennio Guarnieri che ricorre spesso all’ “effetto velina”), il film getta un occhio disincantato sul mondo deviato delle tare mentali nella cornice storica dell’Italia fascista degli anni ’20, regalando immagini e situazioni estremamente crude e realistiche (e, per questo motivo, a tratti sgradevoli): gli ospiti di una casa di cura per malattie mentali vengono spesso mostrati nudi (sia uomini che donne, anche full frontal), violenti e aggressivi, con primitive pulsioni sessuali marcatamente evidenziate e con le loro urla che risuonano sovente e atrocemente tra le mura dell’istituto, creando un senso di profondo disagio allo spettatore fin dai primi minuti. I deviati vengono rinchiusi e condannati alla segregazione e perfino il lesbismo viene visto come una forma di schizofrenia (due “pazienti” verranno separate per sempre proprio per questo motivo)… In questo clima da caccia alle streghe spicca un intenso Marcello Mastroianni nei panni di uno psichiatra ricercatore che vuole tentare nuove strade nello studio e nell’analisi delle cause che portano alla follia. Intorno a lui ruota un cast femminile da urlo: in ordine di apparizione Barbara Bouchet, Marthe Keller, Lucia Bosè e Francoise Fabian, tutte estremamente eleganti e raffinate, e una bravissima Adriana Asti (lei, invece, volutamente trascurata e dimessa). Tra gli attori maschili, sempre comunque posti in secondo piano, vanno ricordati Silvano Tranquilli, Enzo Robutti ed Ernesto Colli. Un film molto difficile che praticamente in tv non si vede mai (vista l’abbondante esibizione di genitali maschili e femminili) e che i soliti distratti critici d’epoca hanno frettolosamente bollato per le scene di sesso e i nudi e che invece esplora con elegante asciuttezza le zone d’ombra della psiche umana e il sottile confine che separa la normalità dall’alienazione.

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