Principessa Mononoke - Cineclub Arsenale APS

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PRINCIPESSA MONONOKE

di Hayao Miyazaki

Durata: 133'
Luogo, Anno: Giappone, 1997
Cast:


Sinossi

In seguito allo scontro con un animale posseduto da un demone il principe Ashitaka viene contaminato da una maledizione mortale. Si mette dunque in viaggio per scoprirne l'origine e chiedere una cura al grande Dio Bestia, l'unico in grado di guarirlo. Arrivato nelle regioni da cui proveniva la bestia scopre una guerra tra uomini e una forma primitiva di animali della foresta, giganti, senzienti e aiutati da quella che chiamano la Principessa Spettro, una ragazza cresciuta dai lupi che ha rinnegato gli uomini. Dall'altra parte gli uomini, capitanati da Lady Eboshi che gestisce con amore, giustizia e pietà il suo villaggio di fabbri, vogliono lavorare la montagna e abbattere gli alberi per poter estrarre il ferro (fonte di ricchezza). In mezzo un gruppo di monaci cerca di fomentare gli uomini ad uccidere il Dio Bestia e rubarne la testa perchè, si dice, fornisca l'eterna giovinezza.


Critica

Arrivò in Italia in un'edizione tradotta molto male che ne modificava il senso, la lingua e alcune frasi semplificandolo per renderlo più comprensibile ai bambini. Ora che i diritti li ha acquisiti la Lucky Red ritorna al cinema ritradotto e ridoppiato. Il risultato è oltre ogni immaginazione e si può parlare per molti versi di un altro film, lontano da molte cose che pensiamo appartenere a Miyazaki (certi dialoghi impressionano per efferatezza) e dotato di un'aulicità nel registro parlato che ne modifica l'aria generale. Anche in italiano dunque possiamo finalmente apprezzare questo film d'avventura in cui la morte sembra essere continuamente pronta ad arrivare per colpire con grande violenza e nel quale il concetto di conflitto viene declinato in tutte le sue possibilità (uomini contro uomini, uomini contro natura, animali contro animali). Però là dove La principessa Mononoke impressiona è nella maniera in cui si allontana da tanti luoghi comuni dell'animazione stessa (gli animali parlano ma senza essere antropomorfi, non hanno espressioni umane nè muovono la bocca come farebbero in un film Disney, mantengono la dignità dei loro veri movimenti), travalicando la propria endemica immaterialità e riuscendo a donare pesantezza e concretezza ad ogni persona, come si capisce quando San è colpita da un fucile sulla maschera o vedendo la massa in movimento dei cani selvatici o infine dalla spettrale leggerezza dei guerrieri travestiti da cinghiali. Si tratta a tutti gli effetti dell'equivalente animato del miglior uso possibile dei corpi nel cinema dal vero. Ma ancora più fuori dai canoni in questa storia ci sono due protagonisti uniti da un sentimento strano, intenso ed improvviso eppure diverso e superiore al consueto "amore da film" cui siamo abituati.

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