L’ultima fatica cinematografica di Alejandro Jodorowsky, affronta il leitmotiv di tutta la sua prolifica carriera artistica: il raggiungimento di un benessere psicofisico attraverso la messa in scena di azioni tanto sublimi quanto destabilizzanti. Psicomagia – un’arte per guarire, che prende il titolo all’omonimo libro del 1995, pone l’accento sul potenziale umano, mostrando il compimento di azioni che fanno parte del metodo psicomagico di Jodorowsky. Caratterizzati da un uso ben preciso dei simboli, gli atti di psicomagia attingono da esperienze artistiche come il Dada, il Surrealismo o l’Internazionale Situazionista, per manifestarsi in procedure catartiche capaci di mettere in dialogo la sfera dell’inconscio con la realtà concreta. La violenza a tratti iconoclasta, che si riversa in immagini altamente evocative, acquista così un plusvalore poetico che parla della vita tramite l’attraversamento fisico del dolore. Una pratica sciamanica concepita per eliminare ogni vincolo verso ciò che è terreno e illusorio, nell’ordine di affrontare – superandoli – i timori che determinano le scelte di chiunque. Così come nei recenti La danza della realtà (2013) e Poesia senza fine (2016), anche in questo suo primo documentario, Jodorowsky continua a seguire il registro autobiografico, ripercorrendo un’esistenza colma di avvenimenti extra-ordinari che ha ancora tanto da insegnare.
Valerio Veneruso, Art Tribune