Roma cittÀ aperta - Cineclub Arsenale APS

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ROMA CITTÀ APERTA

di Roberto Rossellini

Durata: 98'
Luogo, Anno: Italia, 1945
Cast: Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Maria Michi, Marcello Pagliero, Nando Bruno


Sinossi

Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, Roma è sotto il controllo delle forze nazifasciste. Giorgio Manfredi, un ingegnere e attivista della Resistenza, è braccato dalla Gestapo. In cerca di aiuto, si rifugia presso l'amico Francesco, un tipografo antifascista, e la sua compagna Pina, una donna forte e combattiva, incinta del loro figlio. Pina è una figura simbolica della popolazione romana oppressa, ma determinata a lottare. Don Pietro Pellegrini, un parroco coraggioso, aiuta la Resistenza facendo da intermediario per i partigiani e raccogliendo fondi. Il sacerdote cerca di proteggere Giorgio e gli altri combattenti, ma la Gestapo, guidata dal maggiore Bergmann, intensifica la caccia ai ribelli. Quando i nazisti irrompono nella casa di Pina per arrestare Francesco, lei tenta disperatamente di raggiungerlo, ma viene uccisa a sangue freddo per strada davanti agli occhi di suo figlio e dei vicini. Nel frattempo, Giorgio viene catturato e torturato brutalmente. Don Pietro, arrestato per il suo aiuto ai partigiani, si rifiuta di collaborare e viene fucilato davanti a un gruppo di bambini. Il film si chiude con i giovani amici di Don Pietro che, nonostante la tragedia, camminano verso Roma con la speranza di un futuro migliore, simboleggiando la rinascita dell'Italia dopo l'occupazione nazista.

In programmazione

Critica

La semplicità e la linearità del racconto sono espressione della nuda e cruda verità. La guerra si dipana tra i fotogrammi attraverso costruzioni in disfacimento, torture, soprusi, morte. I testimoni di questo teatro dell'orrore sono i singoli individui dell'umile quotidianità contemporanea. Le fondamenta dell'opera sono da ricercare, ancor prima che in veste artistica e culturale, sotto un contesto meramente umano e storiografico. L'opera di Rossellini antepone una chiave di lettura etica ancor prima che estetica. È dunque il riscatto di un'umanità dai crimini e dagli orrori del recente passato ad alimentare il cuore pulsante di "Roma città aperta"; quello di un regista che, dopo essersi fatto abbindolare dal fascismo, non solo in chiave professionale ma altresì in quella ideologica, confessa tutti suoi errori spurgando di sequenza in sequenza tutto il marcio sedimentato in lui sino a quel momento. Un riscatto personale che tramuta in ottica collettiva se pensiamo al pubblico che, improvvisamente, si riscopre protagonista della propria epoca. "Lo schermo diventa proiezione dell'anima collettiva" e il cinema è il mezzo attraverso il quale la gente comincia a prendere coscienza della storia del paese e con il quale si identifica, nelle proprie speranze, nei propri errori, nella propria voglia di ripartire dal principio.

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