Sono Guido e non Guido - Cineclub Arsenale APS

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SONO GUIDO E NON GUIDO

di Alessandro Maria Buonomo

Durata: 75'
Luogo, Anno: Italia, 2017
Cast: Guido Catalano


Sinossi

“I poeti non lo considerano un poeta, ma un cabarettista. I cabarettisti non lo considerano un cabarettista, ma un poeta. Gli elettricisti non lo considerano un elettricista, e fanno bene“. Inizia con queste parole il film su Guido Catalano,un mockumentary scherzoso e autoironico, che nello spiegare il successo di un autore che fa oltre 150 readings l’anno registrando il tutto esaurito, lo prende e ci prende in giro raccontando la figura del suo gemello immaginario Armando. Autore vero delle sue opere, affetto da reversofonia e comprensibile solo grazie all’Invertendo. Ovviamente lo interpreta lo stesso Catalano, con un paio di occhiali scuri addosso.


Critica

Questo documentario, prodotto da Elianto Film, orbita attorno ad una figura tragicomica, sex simbol e poeta, uno e il suo doppio, lo yin e lo yang, in altre parole Guido Catalano. Un poeta comico. Abbiamo dovuto attendere parecchio per avere qualcuno come lui tanto abile nello scrivere; l’amore conserva la sua centralità nei versi di Catalano, quanto preso dall’ironia, scanzonato, quasi succube della sua verve. Sono Guido e non Guido ci mostra ogni parola, libro, declamazione, annessi ad immagini di repertorio, interviste ad amici, ex, ex amici, attori, editori (e passanti chi può dirlo) che parlano di questa rock star senza musica, e del suo rapporto con la scrittura.

Ma come in ogni personaggio stratificato e complesso, in lui vivono due anime, o meglio esistono due persone, due gemelli: Guido ha un fratello, Armando, il suo archetipo, il suo specchio asimmetrico, un personaggio centrale nella vita di Guido poiché è lui che scrive le sue poesie, l’unico vero fautore dei suoi versi. Armando, da come viene mostrato nel documentario, ha un suo mondo, un suo modo di parlare, al contrario per l’esattezza, tant’è che ci si deve armare di Invertendo per poter comprendere i suoi discorsi.

Ebbene lui per questo suo vezzo dialettico non si mostra mai, si nasconde ed è Guido che ha la capacità di dare forma e colore alle sue parole che altrimenti rimarrebbero su fogli sbiaditi, oppure non verrebbero ben comprese. Il tono delle sue strofe è tanto malinconico quanto beffardo, e se decantate o lette erroneamente possono veicolare diverse cose.

Armando e Guido fanno squadra, sono come Mogol e Battisti, e in due formano un unico essere perfettamente conscio che prima o poi la loro unione giungerà al suo tramonto. Armando sa come scrivere, Guido sa come esporre, eppure ascoltandoli parlare ogni tanto si ha un dubbio, nella mente dello spettatore si crea l’incertezza che uno dei due non esista.

Sono Guido e non Guido fotografa il dissenso della vita di Guido Catalano, senza timore di mostrare le proprie architetture, i segni di sudore, l’arrendevolezza, la commozione e la reverenzialità per un personaggio come Guido, portando a casa un prodotto genuino, non formale, fluido e colpevole di sedurre lo spettatore al punto che al termine della visione la prima cosa che si fa è controllare quand’è il prossimo reading che terrà Guido Catalano.

La poesia di Catalano trova la sua forza nella scoperta dei posti inesplorati, i posti vuoti, ne ricama odisee e strimpellature volgari e comiche lasciando il disincanto della tragedia, non temendo di far riflettere e rischiando soprattutto di far ridere. Un poeta che fa ridere è quasi pleonastico, a che serve l’incrocio di due mondi che fanno bene a star divisi? Non fanno bene, anzi è necessario che stiano assieme, e Guido ne è la conferma.

Lucia Tedesco, Cinematographe.it