Tetsuo II: Body Hammer - Cineclub Arsenale APS

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TETSUO II: BODY HAMMER

di Shin'ya Tsukamoto

Durata: 83'
Luogo, Anno: Giappone, 1992
Cast: Tomorowo Taguchi, Shin'ya Tsukamoto, Nobu Kanaoka, Renji Ishibashi, Keinosuke Tomioka


Sinossi

La storia segue Taniguchi Tomoo, un uomo apparentemente normale con una moglie e un figlio, che viene improvvisamente attaccato da un gruppo di criminali vestiti di nero. Durante l'aggressione, il suo bambino viene rapito, scatenando in lui un'inaspettata trasformazione: il suo corpo inizia a mutare in una mostruosa arma biomeccanica. Col passare del tempo, Tomoo scopre che la sua trasformazione è legata a esperimenti condotti su di lui in passato, e che un'organizzazione segreta intende sfruttare il suo potere. Mentre il metallo prende sempre più il controllo della sua carne, la sua sete di vendetta cresce fino a renderlo una vera e propria macchina da guerra, spingendolo in una spirale di violenza e autodistruzione. Il film, girato in uno stile frenetico e sperimentale con un uso massiccio di effetti pratici e riprese in stop-motion, esplora i temi della perdita di controllo, della meccanizzazione del corpo umano e della disumanizzazione nella società moderna. Rispetto al primo Tetsuo, questa pellicola ha una narrazione più lineare ma mantiene il suo stile viscerale e allucinato.


Critica

Questo secondo capitolo travolge e scombussola lo spettatore in un film inclassificabile. Fra scene d’azione frenetiche, musiche disturbanti e spezzoni di pura video arte, Tsukamoto mette in scena la sempre più crescente rabbia repressa di un uomo, con la conseguente esplosione di essa in una vera e propria metamorfosi del corpo umano. Non a caso intuiamo che il nostro protagonista è il classico impiegato giapponese frustrato e sottomesso e non a caso i colori predominanti della pellicola sono il blu e il grigio. La ripetitività e la monotonia di una demoralizzante vita viene spezzata da un evento tutt’altro che positivo che porterà alle due massime reazioni umane possibili: distruzione e autodistruzione. Nel film sono presenti tantissimi elementi che si possono estrapolare e analizzare: il tema della famiglia, il condizionamento fisico e psicologico di un patriarca sui propri figli, l’impotenza della donna, la ricerca della liberazione del proprio spirito, l’impossibilità di classificare il male o il bene e molto altro, ma soprattutto il rapporto uomo/macchina. Tema trattato dagli anni ’80 e pensato da Shinya Tsukamoto come una vera e propria fusione di due realtà praticamente opposte (naturale e artificiale) che pian piano aumentando sempre di più porteranno solamente rovina e devastazione. O forse no? Negli ultimi cinque minuti avremo un inaspettato finale aperto alle più variegate interpretazioni. Tsukamoto è un cineasta molto minuzioso, cura praticamente tutti gli aspetti delle sue opere: regia, sceneggiatura, montaggio, fotografia, produzione e anche recitazione. Una cosa molto interessante è il fatto che spesso decida di interpretare le parti  più ambigue, improbabili e malate, come se volesse provare e sentire personalmente tutte le devianze dell’essere umano.

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