Triangle of Sadness - Cineclub Arsenale APS

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TRIANGLE OF SADNESS

di Ruben Östlund

Durata: 149'
Luogo, Anno: Svezia, 2022
Cast: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Zlatko Buric, Oliver Ford Davies


Sinossi

Triangle of Sadness, film diretto da Ruben Östlund, è ambientato nel mondo della moda e racconta la storia di due modelli e influencer, Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean), che stanno meditando di dare l'addio alle passerelle. Nonostante la loro giovane età, il tempo inizia a mostrare i primi segni del suo passaggio e nello stressante mondo del fashion le rughe non sono viste di buon occhio. È così che Carl e Yaya si ritrovano di fronte a un bivio: abbandonare o resistere? Dopo l'ultima Fashion Week, i due vengono invitati su un yatch per una crociera di lusso. Mentre l'equipaggio si occupa di ogni piccolo bisogno degli ospiti, il capitano (Woody Harrelson) si rifiuta di uscire dalla sua cabina, mentre la famosa cena di gala si avvicina. Di colpo gli avvenimenti prendono una svolta inattesa, i rapporti di forza s'invertono e si scatena una tempesta che rischia di mettere seriamente in pericolo il confort dei passeggeri...


Critica

Comincia con un casting di modelli, Triangle of Sadness, e per un momento pensi che questa volta voglia prendere di mira il mondo della moda, come in The Square il suo regusta aveva fatto con quello dell'arte. Poi, a un certo punto, mette i due (o due dei) protagonisti del suo film di fronte a una discussione che pare derivare da certe atmosfere di Forza maggiore. Carl e Yaya, entrambi modelli (e già lei guadagna molto più di lui, in uno dei pochi campi dove le donne superano economicamente gli uomini) e lei anche influencer, sempre attaccata al telefono, sono a cena in un ristorante elegante. Arriva il conto, il cameriere lo posa sul tavolo, lei fa finta di niente. Lui fa come per allungare una mano, lei dice "Grazie tesoro". E da lì nasce una discussione: perché deve pagare sempre lui anche se guadagna di meno? Lei non aveva detto che quella sera avrebbe pagato lei? Non è questione di soldi, dice lui, ma di ruoli di genere. Da questo secondo segmento, scritto benissimo, si capisce quindi di cosa parli davvero questo nuovo film di Ruben Östlund: di denaro e di ruoli, di questioni di genere e magari di piccoli gesti e segnali che vengono fraintesi o, al contrario, intesi benissimo. Ma soprattutto di denaro e di ruoli. E quindi di classi sociali. E quindi di capitalismo. E quindi del mondo in cui viviamo. (...) Östlund ha sempre il grande pregio di non prendersi mai davvero troppo sul serio, e la capacità, quando vuole, di essere tagliente e divertente allo stesso tempo, e a volte in modo irresistibile. Specie quando, più che alla facile satira di grana grossa sui massimi sistemi, si dedica a rappresentare e far dissolvere nell'acido della sua decostruzione le dinamiche di coppia e di genere e le piccole, grandi ipocrisie del quotidiano. Ah. A un certo punto si sente una telecronaca di Bruno Pizzul.

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