Una storia d'amore e di desiderio - Cineclub Arsenale APS

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UNA STORIA D'AMORE E DI DESIDERIO

di Leyla Bouzid

Durata: 102'
Luogo, Anno: Francia, 2022
Cast: Sami Outalbali, Zbeida Belhajamor, Diong-Kéba Tacu


Sinossi

Farah e Ahmed si incontrano nelle aule della facoltà di Letteratura alla Sorbona, durante il primo anno di studi: lei è tunisina, parla arabo e ha una gran voglia di conoscere Parigi; lui è figlio di immigrati algerini che non hanno voluto insegnargli il francese, è nato e cresciuto nelle banlieu parigine ma non ha mai visitato il centro città. L'attrazione fisica fra i due è immediata e innegabile, ma mentre Farah non ha problemi ad accoglierla e desidera darle seguito concreto, Ahmed "si rifiuta di vivere il suo amore in modo carnale", come scriveva uno degli autori arabi che i due ragazzi stanno studiando sui banchi di scuola.


Critica

È proprio la parola poetica la terza protagonista di Una storia d'amore e desiderio, ed è attraverso la parola che due ragazzi di origine nordafricana scoprono che la loro cultura un tempo accoglieva la sensualità maschile e femminile e non condannava la ricerca del piacere o dell'ebbrezza, compresa quella dopo un bicchiere di vino. Ma mentre Farah, proveniente da una città di mentalità più aperta come Tunisi e da uno strato sociale economicamente più avanzato, è felice di quella scoperta, Ahmed, di famiglia modesta (il padre era un giornalista in Algeria e in Francia si ritrova "una nullità, un disoccupato in più") e circondato da coetanei conservatori, prova un rifiuto che ha anche che fare con una scarsa dimestichezza con la propria sessualità. La regista tunisina Leyla Bouzid, che ha studiato Letteratura alla Sorbona e cinema alla FEMIS, compie una scelta visiva molto interessante fin dalla primissima inquadratura: filmare il corpo di Ahmed facendo di lui un oggetto del desiderio, attraverso uno sguardo simile a quello con cui il cinema ha esplorato da sempre il corpo femminile. Addirittura nei suoi sogni è il ragazzo stesso a viversi come oggetto sessuale, arrivando a visualizzare una mano femminile che traccia segni grafici sul suo corpo nudo: e il potere perturbante di una grafia (benché qui non religiosa) su una nudità è stato ampiamente dimostrato da film come Submission.