Vacanze romane - Cineclub Arsenale APS

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VACANZE ROMANE

di William Wyler

Durata: 119'
Luogo, Anno: USA, 1953
Cast: Gregory Peck, Eddie Albert, Audrey Hepburn, Artley Power, Hartley Power, Harcourt Williams, Margaret Rawlings


Sinossi

La pellicola racconta la storia della principessa Anna (Audrey Hepburn) in visita a Roma. Al termine di un lungo ed estenuante incontro in ambasciata, la principessa, stanca a causa di tutti i suoi impegni reali, si abbandona a una crisi di nervi. Un medico decide allora di somministrarle un sedativo affinché si riposi ma, prima che il sedativo faccia effetto, la principessa riesce a fuggire dal palazzo. Poco dopo viene trovata mezza addormentata da un affascinante reporter statunitense, Joe Bradley (Gregory Peck), che senza riconoscerla, decide di aiutare la fanciulla dandole ospitalità per la notte nel suo appartamento. Il giorno dopo, recandosi presso la redazione del suo giornale, Joe comprende chi sia la sua ospite e così, preso dall'entusiasmo, promette al suo capo un articolo esclusivo sulla principessa. A quel punto l’uomo, dopo aver ingaggiato per la giornata un amico fotografo, raggiunge l’ospite e, omettendole volontariamente di essere un reporter, si offre di farle da guida per una giornata di svago tra le meraviglie di Roma.


Critica

La Roma del folklore popolare e la Città Eterna dell'incanto romantico convivono in una fiaba dolceamara che rilegge Cenerentola a ruoli invertiti. Illuminato dal sorriso vivace e dalla fresca bellezza di Audrey Hepburn, Wyler sceglie di far interpretare a questa giovane attrice ancora poco conosciuta la principessa inquieta e incuriosita dalla vita al di fuori di palazzi e ambasciate, affiancandole la star più matura e conosciuta di Gregory Peck.

L'Oscar come miglior attrice gli darà ragione e consacrerà la Hepburn al ruolo di Cenerentola glamour del grande schermo (Sabrina, Cenerentola a Parigi). Ma i meriti di Wyler vanno ben oltre la semplice operazione di casting: la sceneggiatura delicata e intelligente di John Dighton e Dalton Trumbo (sostituito dal nome di Ian McLellan Hunter nei titoli a causa dei suoi problemi col maccartismo) trova nella sobrietà della messa in scena di Wyler la cornice più adatta a contenere l'energia esuberante dell'ambientazione romana. L'efficacia della regia la si riconosce in campo lungo quanto nel piccolo dettaglio, nel giocare a carte scoperte con lo spettatore sia quando si sottolinea la noia dell'ufficialità nobiliare con le continue dissolvenze incrociate della scena del ricevimento e il dettaglio della scarpetta della principessa, sia nella sequenza a Castel Sant'Angelo, che scandisce il tumulto di pugni, chitarre usate come mazze e flash fotografici con la grazia di una coreografia. Alla fine, l'onestà di Wyler rende Vacanze romane più un'avventura romantica che una fiaba alla Frank Capra, un'evasione che conosce il senso della misura e per la quale il valore dell'attimo e di una chiusa efficace risultano più importanti di qualunque happy ending. "E a mezzanotte, me ne tornerò, simile a Cenerentola, là da dove sono evasa." - dice la Hepburn a Peck. Al che lui le risponde: "E sarà la fine di una bella favola"

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